Sono negative le previsioni sull’economia della Sardegna per il 2023: la crescita potrebbe rallentare e inchiodare il PIL sardo al -0.2% rispetto al 2022 mentre la differenza 2019-2023 potrebbe attestarsi al -1,2%. Positivo, al contrario, l’anno appena concluso: il 2022 dovrebbe chiudere con un +2,9%. Queste condizioni sono derivate, soprattutto, dal clima di incertezza creato dall’inflazione e dall’incertezza economica internazionale derivata dal conflitto in Ucraina.
Tutto ciò emerge dall’analisi territoriale effettuata dall’Ufficio Studi Confartigianato Imprese Sardegna dal titolo “Inizio 2023: prospettive e criticità per le imprese”.
“Nonostante l’economia regionale stia chiudendo con una performance molto positiva, mostrando un’elevata reattività e una buona tenuta, nonostante il momento negativo a causa della pandemia e della crisi energetica internazionale – commentano Maria Amelia Lai e Daniele Serra, presidente e segretario di Confartigianato Imprese Sardegna – preoccupano, al contrario, i dati sull’inflazione sul 2023: dobbiamo assolutamente evitare a ogni costo questo, possibile, colpo durissimo all’economia regionale: non possiamo permettercelo”. “Occorre sostenere le imprese del territorio, in particolare quelle artigiane e le piccole attività – proseguono presidente e segretario – consentendo anche ai cittadini di recuperare il potere di spesa per fare fronte, così, al momento d’emergenza legato all’aumento dei prezzi al consumo. L’entità della crisi energetica e gli impegni assunti dal Governo in tema di riforme fanno ora sperare in un approccio complessivo di razionalizzazione. Le risorse si possono, anzi, si devono recuperare, eliminando sprechi, inefficienze, rendite di posizione e assurdi squilibri”.
Dal dossier emerge anche come la pesantissima inflazione sia il principale fenomeno che sta contribuendo a raffreddare la ripresa e a far crescere i prezzi al consumo, con una intensità mai registrata dalla nascita della moneta comune europea. A novembre 2022, infatti, i prezzi sono cresciuti in Sardegna del 13,1% sul 2021. La media nazionale è dell’11,8% e viene superata in otto regioni, cioè Sicilia (14,3%), Liguria (13,7%), Sardegna (13,6%), Abruzzo (12,9%), Umbria (12,5%), Puglia (12,5%), Emilia-Romagna (12,4%) e Toscana (12,0%). A questo si deve aggiungere la preoccupante dinamica del costo dell’energia: i prezzi al consumo di elettricità, gas e altri combustibili, senza i carburanti per il trasporto, sono più che raddoppiati segnando, per la Sardegna, a novembre il +135,9%.
“Soprattutto sul costo dell’energia, da tanto tempo, chiediamo e auspichiamo una revisione finalizzata a riequilibrare il peso del fisco sulle diverse dimensioni di imprenditori-utenti – proseguono Lai e Serra – per questo occorre, innanzitutto, eliminare definitivamente gli oneri di sistema dalle bollette elettriche delle imprese. L’azzeramento avvenuto nel corso del 2022 per effetto dei provvedimenti emergenziali dimostra che è un’operazione possibile e che va resa strutturale. Non è pensabile chiedere a un imprenditore passato dai 7mila euro mensili di bolletta del 2021 ai 14mila del 2022 di aggiungere, da quest’anno, anche circa 2mila euro al mese per gli oneri generali del sistema elettrico”.
Per Confartigianato Sardegna “le politiche pubbliche si finanziano attraverso il principio di proporzionalità della contribuzione rispetto alla capacità di produrre reddito.”
“Con l’attuale sistema invece – proseguono pesidente e segretario di Confartigianato Sardegna – le piccole imprese alimentate in bassa tensione pagano non solo per loro stesse ma anche per le agevolazioni concesse agli energivori, una iniquità non più tollerabile che la deflagrazione dei prezzi dell’energia impone di risolvere in tempi rapidi. Contenere i costi energetici avrebbe il duplice effetto di stimolare l’economia e ridurre l’inflazione. Contemporaneamente andrebbe dato impulso alle energie rinnovabili, anche con una forte attività di sburocratizzazione specie dei micro-progetti per laboratori artigiani e Pmi”.
A tal proposito, Confartigianato Sardegna ha presentato alcune proposte sull’efficientamento energetico aziendale per sostenere le imprese nell’istallazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e per intervenire sulla transizione ecologica e sull’abbattimento dei consumi e dei costi, chiedendo un intervento di 50 milioni di euro.
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