Regione Di Nolfo contrario all’uso del taser: “Un’arma contro i più deboli”

Di Nolfo contrario all’uso del taser: “Un’arma contro i più deboli”

"Necessario un confronto istituzionale sul tema, il Governo e Parlamento devono rivedere l’impianto normativo", aggiunge il consigliere regionale

Crediti foto: Ansa

La recente e tragica morte di due persone, a Olbia e a Genova, dopo essere state colpite dal taser ha riacceso un dibattito urgente sull’utilizzo di questo strumento da parte delle forze dell’ordine. Nonostante le indagini della Procura per omicidio colposo, la vicenda solleva profondi interrogativi di carattere etico, sociale e politico.

A intervenire sul tema è il consigliere regionale Valdo Di Nolfo, che esprime una posizione netta: “Sono completamente contrario all’uso del Taser. Viene impiegato spesso su persone in condizioni psicofisiche alterate: una scarica elettrica colpisce un corpo già in difficoltà e può trasformarsi in condanna a morte. In soli tre mesi ci sono stati tre decessi legati a questo strumento: parliamo di persone che avrebbero bisogno di aiuto, non di scosse elettriche”.

Di Nolfo sottolinea come, fino a pochi anni fa, anche interventi complessi come i trattamenti sanitari obbligatori venivano gestiti senza l’uso di questo dispositivo. “Se trasformiamo Tso e Taser in strumenti di pulizia sociale abbiamo fallito”, ha osservato, mettendo in discussione la scelta di fornire un’arma del genere alle forze dell’ordine per gestire emergenze sociali con strumenti violenti, anziché tutelare chi si trova in stato di alterazione.

Il consigliere lancia un appello per una revisione generale della normativa che ha introdotto l’uso esteso del Taser. “Come abbiamo visto dai dati – spiega – si tratta di uno strumento che per quanto venga raccontato come di blanda entità può invece avere conseguenze letali”.

Secondo Di Nolfo, il pericolo non riguarda solo la salute fisica, ma anche l’approccio sociale. Se l’idea che chi è in difficoltà debba essere affrontato con un’arma si normalizza, “allora sparisce ogni principio di inclusione. Ancora una volta si usano le maniere forti contro i deboli e così si creano nuovi nemici sociali, alimentando diffidenza e marginalizzazione anziché coesione e solidarietà”.

Il consigliere conclude con un appello: “Non possiamo permettere che un dispositivo pensato come alternativa non letale si trasformi in un fattore di esclusione e di pericolo, soprattutto per le persone più fragili. Il caso di Olbia, così come altri avvenuti nel Paese, deve spingerci a un’assunzione di responsabilità collettiva. È necessario un confronto istituzionale sul tema, il Governo e Parlamento devono rivedere l’impianto normativo”.

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