In Sardegna la ricchezza generata dal Sistema Produttivo Culturale e Creativo nel 2020 è stata pari a 1,1 miliardi. E’ un dato clamoroso, che smentisce l’infelice brocardo di Giulio Tremonti – “con la cultura non si mangia” – e diventa eclatante se si pensa che rispetto al 2019, anno pre Covid, la filiera culturale ha subito una perdita di prodotto pari al7,2% a livello nazionale.
Questi dati emergono dal Rapporto promosso da Unioncamere e Fondazione Symbola, ripreso dal Sole 24 Ore e realizzato con il contributo tecnico-scientifico del Centro studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne dal titolo «Io sono Cultura», che analizza le performance produttive della filiera culturale nelle sue due componenti: core – di cui fanno parte i comparti: architettura e design; comunicazione; audiovisivo e musica; videogiochi e software; editoria e stampa; performing arts e arti visive; patrimonio storico e artistico – e creative driven, ovvero tutte quelle attività che utilizzano contenuti e competenze culturali e creative per accrescere il valore dei propri prodotti.
Nel Sud, la maggior parte del prodotto culturale viene creata in Campania (3,8 miliardi), in Sicilia (2,9 miliardi) e in Puglia (2,5 miliardi) e, a seguire, in Sardegna (1,1 miliardi), Calabria (954 milioni) e Basilicata (380 milioni).
Nel rating per incidenza del valore aggiunto generato dalla cultura rispetto al totale economia le regioni del Sud occupano la parte più bassa della classifica e la Sardegna è ultima, con un’incidenza pari al 3,9 per cento. Però si riscatta Cagliari, che è la prima tra le province del Mezzogiorno: ben il 5,3 per cento della produzione totale della città è legato alla cultura. Seguono Palermo (4,9%), Napoli e Bari (entrambe 4,8%) e Cosenza (4,0%).
L’editoria, che da sola genera un valore aggiunto pari a 1,3 miliardi, rappresenta l’attività più rilevante nel settore. Seguono videogiochi e software, solo dopo architettura e design (778 milioni, pari al 14,6%). Il patrimonio storico e artistico, invece, non è valorizzato, e genera soltanto un valore aggiunto pari a 659 milioni, mentre la comunicazione 419 milioni.
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