“Sappia che il nostro gregge attende oggi come allora una sua risposta”. Gli indipendentisti sardi di Sardigna Natzione Indipendentzia scrivono a Renato Soru dopo il recente post che, secondo molti, prelude ad una nuova discesa in politica dell’ex presidente della Regione.
“È vero sig. Soru, la confusione è proprio grande sotto il cielo sardo e la situazione è eccellente per uscire da quella confusione e consegnare alle nuove generazioni l’eredità di un nuovo futuro”, scrive il leader di SNI Bustianu Cumpostu in una lettera aperta indirizzata al fondatore di Tiscali, nella quale ricorda un incontro nella storica sede di Progetto Sardegna, in Piazza Carmine, prima delle elezioni del 2004.
“Concordiamo in pieno con queste sue parole e anche con altre – prosegue Cumpostu -. Riteniamo sia un tempo straordinariamente ricco di opportunità, sia il momento di alzare lo sguardo alle opportunità di un’Europa ridefinita, pensiamo sia il momento di investire impegno e speranze nella forza propulsiva della transizione”. Siamo d’accordo con lei ma anche con il nostro maestro e fondatore Angelo Caria quando parlando del Senso di Casa chiedeva ai sardi come lei di “Dare un deciso segnale a tutti i Sardi che avevano perso il senso di casa. Costruire fiducia e speranza per coloro che pensano d’esser stati inghiottiti e digeriti da società più ampie e che, considerando un destino ineluttabile quello d’essere subalterni” e aggiungeva “Dovremmo avere il coraggio di ritornare di nuovo a casa per trovare le radici di una nuova e moderna prosperità” .
“Noi figli di quella cultura politica, endogena, nata nella nostra terra per la nostra terra e il nostro popolo le chiediamo; lei pensa che i sardi siano stati inghiottiti per sempre e che non possano più investire impegno e speranze in quanto semplicemente sardi, in Sardegna, in Europa e nel mondo? Pensa che sia ineluttabile declinare quei valori che lei richiama in una cultura politica esogena piuttosto che nel nostro essere popolo e nelle potenzialità che, come popolo, abbiamo?
Le chiediamo questo – continua Cumpostu – perché per lei proviamo oggi le stesse emozioni che abbiamo provato quando si è presentato per la prima volta nella scena politica. Emozioni che allora non si sono concretizzate in progetto perché lei ebbe fiducia in “Società più ampie” in quelle che inghiottono e che in breve tempo riuscì a metabolizzare e inertizzare la sua carica rivoluzionaria e oserei dire angioyana.
Non so se lei ricorda il nostro incontro nella sua sede di Piazza Carmine nel quale parlammo di greggi politiche, sappia che il nostro gregge attende oggi come allora una sua risposta.
Presenti al popolo sardo un progetto politico svincolato dalle forze politiche esogene, capace di immaginare un futuro diverso rispetto alla eterna condizione di subalternità, di povertà e ritardo di sviluppo e noi ci saremo, saremo con lei a costruire la Casa Comune dei Sardi e insieme consegneremo alle nuove generazioni l’eredità di un nuovo futuro. Dentro le case altrui non si costruisce niente altro che la umiliante sudditanza”.
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