I primi mesi della Giunta Todde e un’azione di governo che si è dimostrata fin da subito ricca di ostacoli. La Sanità resta un nervo scoperto, la speculazione energetica divide l’opinione pubblica e l’elettorato di centrosinistra, mentre la Regione rimane ancorata a una burocrazia che non consente rapidità negli interventi. Di tutto questo abbiamo parlato con il capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale, Roberto Deriu.
Il centrosinistra è al governo della Regione già da diversi mesi, ma dall’opposizione arriva l’accusa di lentezza e mancanza di strategia. C’è stata qualche difficoltà nell’azione di governo?
“Noi in Sardegna abbiamo un problema, che è quello della spendita delle risorse. Quando si fa un viaggio, l’auto deve essere in perfette condizioni: se la macchina è rotta è inutile parlare dell’itinerario. Tutto quello che vogliamo fare quindi è frustrato dalla reale capacità di operare della macchina. L’emergenza numero uno è il problema finanziario. Ecco perché stiamo correndo, anche con l’assessore Meloni, per ripristinare i tempi della spesa. Per far questo bisogna anticipare le cattive abitudini della Regione dal punto di vista finanziario, riorganizzare la burocrazia e le procedure, perché l’incapacità di spesa crea una serie di problemi. Una volta che riusciamo a far camminare più velocemente la macchina possiamo affrontare meglio tutto il resto”.
Sulla questione energetica si è acceso il dibattito pubblico e le critiche per la maggioranza non sono mancate. Come state affrontando questo tema e il caos mediatico che ne è conseguito?
“Un grande tema che stiamo affrontando dal punto di vista della tutela del paesaggio, ma anche di un contrasto a una tendenza speculativa con la moratoria. Una legge che ha funzionato, tanto che è stata attaccata dagli speculatori. Ma è una norma provvisoria che deve essere sostituita da una disciplina durevole che divide l’opinione pubblica, perché da un lato c’è la proposta di legge della Giunta regionale e dall’altra quella d’iniziativa popolare. Quello che abbiamo detto ai comitati, che abbiamo incontrato questa settimana, anche perché stanno facendo lo sciopero della fame e io rispetto molto questa lotta non violenta, è che noi dobbiamo occuparci del tema e non fossilizzarci su soluzioni preconcette. C’è da affrontare il problema di un’energia rinnovabile sostenibile, ma anche i problemi di democrazia energetica, come il prezzo dell’energia per il futuro, che non possiamo ignorare”.
Pratobello e Aree idonee, come si è arrivati a questo scontro così aspro con due leggi sullo stesso tema?
“All’inizio il dibattito era tra chi non vedeva i problemi e chi li denunciava. E noi li abbiamo sempre denunciati, anche in campagna elettorale. Oggi la differenza è sulle soluzioni. Secondo noi nella proposta di iniziativa popolare c’è grande attenzione per la tutela dell’ambiente, ma molta meno preoccupazione per la produzione di energia. Quindi resta il problema della democrazia energetica, ovvero come produrre l’energia a un costo accessibile. Quindi per arrivare a centrare tutti gli obiettivi bisogna fare una discussione molto complessa. Purtroppo il tutto è complicato dai tempi delle strategie europee e nazionali, che ci impongono la decarbonizzazione in un periodo strettissimo”.
Altro tema caldo è la Sanità, con l’assessore Bartolazzi spesso al centro delle polemiche. C’è qui un nervo scoperto di questo inizio di legislatura?
“Escludo che i problemi della sanità sarda possano essere riferiti a Bartolazzi, non penso che sia decisivo avere un assessore o un altro. Decisivo è avere un progetto e mettere in campo la squadra giusta per realizzarlo. Sono cose che al momento non ci sono e l’assessore è lasciato solo nelle mani dei manager nominati dal centrodestra. Questo è il problema che abbiamo segnalato da subito. Nonostante ci siano state le elezioni diversi mesi fa, l’orientamento politico e dei contenuti dentro la sanità non è cambiata. Ci ritroviamo con una macchina sanitaria che non è la nostra e che non dialoga con noi dal punto di vista politico”.
Su Bartolazzi però si rincorrono le voci di un possibile rimpasto. Si è fatto anche il nome del dem Ganau.
“Nessuno ha in mente che cambiare l’assessore Bartolazzi possa essere una delle misure utili. Per quanto riguarda altri cambiamenti in Giunta, l’esecutivo è nominato dalla presidente Todde e la responsabile è lei. I partiti danno dei suggerimenti quando richiesti, quindi sarà lei a dirci se vorrà fare dei cambiamenti e non il contrario. Ma non ci risulta che ci sia una volontà di cambio nell’esecutivo”.
In settimana avete approvato la variazione di Bilancio in Consiglio regionale. Cosa portate con questa manovra?
“Intanto è una variazione molto consistente, perché si tratta del 10% del Bilancio. La cosa importante è che molte di queste risorse sono indirizzate verso gli investimenti. Non sono soldi a pioggia, ma ci si è concentrati sul completamento di molti interventi in capo ai comuni, rilanciando una politica di infrastrutturazione stradale con la messa in sicurezza di molte strade provinciali abbandonate da anni. Si tratta di un restyling del patrimonio, spese che costituiscono cose che rimangono. Altri interventi sono sulla Sanità, perché abbiamo dovuto ripianare un disavanzo con urgenza. L’Agenzia nazionale ha certificato che ci sono tre bilanci sconosciuti alle autorità nazionali e che devono ritrovare la loro certificazione legale. Non è indifferente questo passaggio: cominciamo a investire per terminare questa fase poco trasparente della sanità”.
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