La notizia è rimbalzata da Palermo questa mattina. Il super latitante Matteo Messina Denaro è stato arrestato dopo un blitz dei Carabinieri del Ros dopo trent’anni di latitanza. Il boss mafioso, mandante di tante stragi e lui stesso autore di efferati delitti, è stato catturato all’interno di una clinica privata palermitana.
Un grandissimo risultato per la giustizia e per il popolo siciliano, è stato il commento del procuratore generale di Cagliari Luigi Patronaggio. Il magistrato, che ha fatto parte del pool antimafia che arrestò Totò Riina, oltre a fare i complimenti a chi ha realizzato la cattura, ha ricordato anche magistrati e forze dell’ordine che hanno dato la vita per la lotta contro la mafia.
La latitanza del boss di Cosa Nostra era iniziata nell’agosto 1993, quando era in vacanza a Forte dei Marmi mentre l’Italia era dilaniata dagli attentati dinamitardi di cui lui stesso era uno dei mandanti insieme ad altri mafiosi come Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca e i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano. Da quel momento di lui, uno dei latitanti più temuti al mondo, non si è saputo più nulla per trent’anni.
Nato a Castelvetrano nel 1962, Messina Denaro ( detto “U siccu”, il magro, o anche “Diabolik”), a vent’anni era già il pupillo di Totò Riina. Il primo a scrivere il nome del boss in un fascicolo d’indagine è stato Paolo Borsellino, nel 1989. Nel 1992 ha fatto parte del commando mafioso inviato a Roma per compiere un attentato nei confronti di Maurizio Costanzo e per uccidere Giovanni Falcone e il ministro Claudio Martelli. Nel luglio 1992, dopo essere stato tra i sicari di Vincenzo Milazzo, capo della cosca di Alcamo, ha strangolato con le sue mani la compagna del boss, Antonella Bonomo, incinta di tre mesi. L’anno successivo è stato uno dei mandanti del sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito Santino Di Matteo, che dopo 779 giorni di prigionia, viene strangolato e sciolto nell’acido.
Ecco perché la cattura di Messina Denaro, è vista come l’inizio di un nuovo corso della lotta contro la mafia. L’auspicio di un colpo definitivo contro un sistema colluso di cui Messina Denaro per trent’anni è stato simbolo di impunità.
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