In Evidenza Sardegna agricola in ginocchio: “Subito piano di rilancio o sarà il collasso”

Sardegna agricola in ginocchio: “Subito piano di rilancio o sarà il collasso”

Dopo aver lanciato per primo l'allarme Dermatite Nodulare, il Centro Studi Agricoli analizza a tutto campo le difficoltà del settore

lingua blu bovini

Ritardi cronici nei pagamenti dei fondi europei, aiuti promessi mai arrivati, emergenze sanitarie fuori controllo e l’assenza di una visione politica chiara. È il grido d’allarme lanciato dal Centro Studi Agricoli, che denuncia una gestione in Sardegna definita “fallimentare” e richiede un immediato cambio di rotta.

Secondo l’organizzazione, la situazione presenta “un quadro desolante”, soprattutto per la mancata erogazione degli aiuti PAC e CSR. I fondi comunitari relativi al periodo 2014–2022 rischiano di tornare a Bruxelles con pratiche ancora ferme nel 2025, mentre i produttori sardi restano “bloccati da anomalie spesso prive di fondamento, generate da un sistema opaco e inefficiente”. La gestione regionale, secondo il Centro, è paralizzata e inefficace: “Da una parte, un sistema AGEA sempre più complesso e poco trasparente; dall’altra, un organismo pagatore regionale incapace di assicurare tempistiche certe”.

Alla crisi finanziaria si somma quella climatica: la siccità devastante del 2024 non ha ancora prodotto alcun sostegno concreto per le aziende colpite, soprattutto in Baronia e Nurra. Promesse rimaste tali e buoni mangimi mai distribuiti hanno aggravato il collasso di molte aziende agricole.

Nel frattempo, l’isola si trova da sola a fronteggiare i primi focolai italiani di Lumpy Skin Disease, la Dermatite Nodulare Contagiosa. I casi accertati a Nuoro e Orotelli, e quelli sospetti in altre aree, mettono in luce l’assenza di controlli sanitari nei porti sardi. “Siamo un’isola, eppure siamo l’unica regione colpita. Come è possibile? È evidente la carenza nei controlli sanitari sulle merci e animali in entrata nei porti sardi”.

Il quadro strategico regionale, inoltre, risulta pressoché inesistente secondo il Centro Studi Agricoli. “Non si programma nulla: né piani di filiera, né politiche per aggregare l’offerta, né progettualità sui mercati esteri. È il caso emblematico della viticoltura: stiamo andando incontro, senza far nulla, a una crisi storica delle produzioni di vino rosso”.

Anche l’allevamento ovicaprino, che gode oggi di una fase di mercato favorevole, è secondo il Centro privo di tutele e strategie. “Senza programmazione, anche i settori che oggi vanno bene rischiano di franare domani”.

Particolare preoccupazione desta anche la sorte di OILOS e dei distretti agroalimentari, lanciati in passato come strumenti innovativi di sviluppo e oggi finiti nel dimenticatoio, tra ostacoli burocratici e assenza di volontà politica. Una situazione simile riguarda la misura 2 del CSR/PSR, pensata per sostenere la consulenza tecnica agli agricoltori, ma trasformata in un meccanismo farraginoso e inaccessibile.

“La Sardegna agricola è sfiduciata, disillusa, abbandonata. La responsabilità di questa situazione è prima di tutto politica. Il principale responsabile è l’assessore regionale all’agricoltura, che deve prendere atto del fallimento della propria linea di gestione”. Il Centro Studi Agricoli chiede quindi “l’apertura immediata di un Tavolo di Crisi permanente con tutte le organizzazioni agricole indipendenti, e l’avvio urgente di un Piano Strategico di rilancio dell’agricoltura e dell’allevamento in Sardegna”.

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