La Regione Sardegna, su indicazione dell’assessore all’Agricoltura Gianfranco Satta, ha espresso un indirizzo contrario sulla proposta di modifica al disciplinare di produzione del Pecorino Romano Dop presentato dal Consorzio per la tutela del Formaggio Pecorino Romano.
La decisione arriva a causa del mancato inserimento dell’elenco delle razze ovine autoctone tradizionali ammesse per la produzione del latte destinato alla trasformazione in Pecorino Romano Dop. Il mancato inserimento non risulta, infatti, in linea con le politiche regionali per il comparto e a tutela dei sistemi di allevamento tradizionali, della sostenibilità ambientale dei sistemi zootecnici e della conservazione della biodiversità.
“Non possiamo che commentare positivamente la delibera approvata oggi dalla Giunta regionale. Il parere espresso dall’esecutivo va infatti di pari passo con la battaglia portata avanti da Agrinsieme Sardegna in questi ultimi mesi, in ambito regionale e nazionale anche con interlocuzioni con il Ministero dell’Agricoltura, per la valorizzazione delle razze locali e del loro forte radicamento con i territori dove operano migliaia di allevatori. Il messaggio giunto oggi da Cagliari rappresenta una scelta di campo politica forte e chiara di cui tutti i portatori di interesse coinvolti nel comparto dovranno tener conto”.
Lo ha detto il coordinatore di Agrinsieme Sardegna, Daniele Caddeo, nel commentare la delibera licenziata dalla Giunta che accoglie, di fatto, le proposte e le indicazioni rivolte per lungo tempo alla politica da Agrinsieme e da diversi rappresentanti delle maggiori cooperative della trasformazione ovicaprina della Sardegna.
“Valorizzare le razze autoctone – ha proseguito Caddeo – significa puntare a un riconoscimento della qualità del latte che arriva da tutti i territori della nostra isola. E anche dagli altri areali di produzione del Pecorino Romano Dop che, per indicazione di disciplinare, sono frutto dei pascoli di Sardegna, Lazio e provincia di Grosseto. Una valorizzazione quindi basata su una lunga tradizione e sul legame che questo importante comparto produttivo ha con la biodiversità delle nostre campagne, popolate da milioni di pecore al pascolo brado. La strada delineata oggi è quella giusta, se si intende sostenere al meglio migliaia di aziende che vogliono ancora fare della qualità produttiva il loro vero punto di forza nel confronto con i mercati globali”.
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