I Riformatori continuano la loro battaglia per l’applicazione dello Statuto Sardo. In una conferenza in Consiglio Regionale, gli esponenti del partito hanno rilanciato i loro propositi annunciando la presentazione di tre mozioni.
“L’autonomia speciale della Sardegna deve diventare uno strumento attivo di governo. Attualmente, l’autonomia speciale è ridotta a un guscio vuoto, mentre è la chiave per dare piena attuazione al principio di insularità. È necessario un cambiamento nella cultura politica affinché l’autonomia speciale diventi uno strumento di avanzamento e non un pretesto per l’immobilismo” commenta Michele Cossa.
Dopo quella sulla continuità territoriale presentata a novembre, i Riformatori ora puntano un faro su altri tre temi strategici: acque pubbliche, energia e beni culturali.
“La Sardegna è fanalino di coda tra le Regioni Speciali nell’adozione delle Norme di attuazione”, spiegano i consiglieri Umberto Ticca (capogruppo), Aldo Salaris e Giuseppe Fasolino. “Nonostante l’importanza di queste norme, la Sardegna risulta essere la regione speciale che ne ha adottate di meno, appena 31, mentre altre regioni speciali come il Trentino Alto Adige ne hanno adottate ben 197”.
Per i Riformatori, la Sardegna deve abbandonare il vittimismo che l’accompagna e diventare protagonista attiva del proprio sviluppo. “Da alcuni mesi lo stiamo ripetendo – evidenzia Salaris – Le norme di attuazione (art. 56 dello Statuto) rappresentano uno strumento cruciale per dare nuova sostanza all’autonomia speciale e rafforzare l’identità della Sardegna”.
“Le norme di attuazione servono a integrare e specificare le attribuzioni statutarie. Possono essere utilizzate in settori fondamentali e sono state ampiamente utilizzato da altre regioni speciali, che hanno così potuto modernizzare lo Statuto e negoziare con lo Stato l’acquisizione di nuove funzioni e competenze” ha concluso Fasolino.
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