(Foto credit: Ansa)

Le foto, le dediche, i quattro mori e quella frase: “Addio Rombo di Tuono, con te se ne parte la primavera”. Davanti al cimitero di Bonaria, da un anno, il ricordo del mito guarda dritto dove Gigi Riva riposa. E da un anno la Sardegna non è più la stessa, con quella strana sensazione che tutti provano, ancora dopo 12 mesi, come se fosse andato via un parente stretto.

Quel 22 gennaio del 2024 non può essere cancellato dalla memoria e dal cuore. Prima la preoccupazione del ricovero per un problema cardiaco, poi le rassicurazioni dei medici, infine quell’addio improvviso. “Se n’è andato come voleva lui” raccontò il figlio Nicola il giorno dei funerali. E poi quella frase che restituisce la dimensione del significato di Gigi Riva per i sardi: “Quasi mi veniva di fare io le condoglianze a loro”. Immaginare un figlio, che ha appena perso il padre, preoccuparsi per lo stato d’animo di perfetti sconosciuti è un pensiero che fotografa quello che l’Isola ha vissuto un anno fa.

Lo stesso Rombo di Tuono raccontava il suo stupore quando, entrando nelle case dei sardi, gli capitava spesso di trovare la sua foto in mezzo a quella dei parenti. Quello di cui forse nemmeno lui si rese conto, è che in mezzo ai parenti non ci stava solo per quei 205 gol in 374 partite con la maglia rossoblù, o per quei 35 gol in 42 partite con la Nazionale, record di marcature azzurre ancora imbattuto. Era lì per ciò che rappresentava come persona.

Se si chiede a un sardo di raccontare chi era Gigi Riva, questo metterà sempre la parte sportiva in secondo piano rispetto al racconto dell’uomo. L’hombre vertical capace di dire no ai soldi, il senso di riconoscenza nei confronti di un popolo che lo ha accolto, il no ai soldi e a più trofei per l’amore di una città, il signore distinto che incontravi per le vie di Cagliari e non negava mai una stretta di mano. Perché qualcuno può non sapere che tipo di giocatore era Gigi Riva, come si muoveva in campo, forse addirittura non sapere se era di piede destro o sinistro. Ma tutti, anche i bambini, sanno chi era Gigi Riva e cosa significa quel nome in Sardegna.

E quel nome oggi rieccheggia nei tanti monumenti, campi e piazze che negli ultimi 12 mesi molti Comuni sardi e non solo gli hanno intitolato. Tra qualche anno, si spera non troppi, anche lo stadio di Cagliari prenderà il suo nome. Ma al di là delle manifestazioni pubbliche di affetto, è nei cuori di ognuno che risiede il ricordo più importante. Quell’insegnamento morale di rispetto, gratitudine e fedeltà che resta un’eredità più preziosa anche di uno Scudetto irripetibile.

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