Il Consiglio Regionale ha approvato il Disegno di legge n.45/A, contenente misure urgenti per l’individuazione di aree e superfici idonee e non idonee all’installazione e promozione di impianti a fonti di energia rinnovabile.
Il via libera arriva in anticipo rispetto alla data fondamentale dell’11 dicembre, giorno in cui è fissata l’udienza della Consulta sul ricorso di legittimità costituzionale proposto dal governo nazionale contro la “moratoria” regionale, il provvedimento che predisponeva il blocco degli impianti da fonti rinnovabili per 18 mesi.
Si tratta anche della prima legge in Italia sulle aree idonee. L’Isola risulta quindi essere la prima regione a recepire il decreto del Mase firmato dal ministro Pichetto Fratin il 12 giugno scorso, dopo oltre due anni dall’impianto generale sulla transizione energetica sancito dal decreto Draghi nel 2021. Un decreto che, però, è stato in parte sospeso dal Consiglio di Stato su ricorso di alcune società operanti nel settore. Ora la legge sarda, di fatto, rende non idonea la superficie di circa il 98% dell’Isola.
Nelle svariate pagine approvate viene definito il tipo di impianti che potranno essere realizzati: da 1 Megawatt (fotovoltaico di piccola taglia); da 1 a 10 MW (media taglia); superiore ai 10 (grande taglia). Stessa classificazione si prevede per gli impianti del termoidraulico e dell’agrivoltaico, mentre per l’eolico si fa riferimento all’altezza del mozzo e al diametro del rotore.
Dove?
Pale e pannelli di media taglia potranno essere installati nelle “aree destinate a discariche di rifiuti”. Ma anche “nelle zone industriali di interesse regionale o gestite dai consorzi provinciali” e in quelle “dismesse”. E ancora “le aree estrattive di prima e seconda categoria”, come miniere e cave, anche se in disuso.
E le Comunità energetiche?
A partire dal 2025 sarà istituito un fondo da 678 milioni di euro di risorse regionali, nazionali ed europee come incentivo all’installazione di impianti fotovoltaici e di accumulo di energia elettrica per l’autoconsumo. I fondi saranno destinati sia come sovvenzioni a fondo perduto sia attraverso strumenti finanziari.
Quali deroghe ai comuni?
I Comuni sardi possono realizzare impianti in aree definite non idonee, anche con l’obiettivo di contenere i costi energetici, nel rispetto delle peculiarità storico-culturali, paesaggistico-ambientali e delle produzioni agricole. Prevista la richiesta di un’istanza alla Regione propedeutica alla realizzazione di un impianto. Per farlo servirà una delibera del consiglio comunale, preceduta dallo strumento partecipativo del “dibattito pubblico” che coinvolga anche gli altri comuni confinanti.
E la legge 5 che fine fa?
Con l’ok al ddl decade la legge 5, la cosiddetta moratoria di 18 mesi sulla realizzazione di impianti. Alcune parti vengono però recuperate nel nuovo testo, in particolare sulle installazioni in aree agricole se presentate da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali, con taglia inferiore ai 10 Megawatt, autorizzati o finanziati dal Pnrr.
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