Torna alla ribalta la manifestazione dello scorso 5 ottobre, tenutasi a Cagliari, contro il disegno di legge sulla sicurezza. La questura infatti aveva imposto il divieto di corteo alla manifestazione, mentre i manifestanti alla fine si erano spostati per alcune vie del centro.
Proprio su questo punto si è focalizzato il reclamo presentato dagli avvocati Giulia Lai e Paolo Pubusa, rappresentanti della associazione Rete studentesca, che aveva organizzato la manifestazione. All’interno si fa riferimento al diritto di poter manifestare le proprie opinioni.
I motivi del ricorso sono molteplici, tra cui: “perché non si crei un precedente nella prassi della Questura di Cagliari e per la tutela delle posizioni dei singoli manifestanti”.
Originariamente era stata presentata la regolare richiesta alla questura, con la manifestazione che sarebbe dovuta partire da piazza Garibaldi fino ad arrivare in piazza del Carmine. Poi, il giorno prima dell’appuntamento, era arrivato lo stop della Questura: sì alla manifestazione, ma solo statica.
I partecipanti erano comunque riusciti a crearsi un varco tra gli scudi delle forze dell’ordine, presentatesi in tenuta antisommossa, e poi avevano sfilato per alcune vie della città.
“Nel caso di specie il provvedimento di diniego del corteo è fondato su elementi non circostanziati – scrivono gli avvocati nel ricorso – caratterizzati da un giudizio arbitrario, peraltro errato circa i motivi della manifestazione. Nulla risulta circa il paventato pericolo per la sicurezza, la pubblica incolumità e l’ordine pubblico”.
“Difatti il Questore si limita ad affermare: ‘non potendosi escludere che il corteo possa essere strumentalizzato dai movimenti che appoggiano anche la causa palestinese e non potendosi escludere che tali tentativi possano ripercuotersi negativamente sull’ordine pubblico’”.
“Appare opportuno rilevare – si legge ancora nel reclamo – che nella comunicazione del 2.10.2024 è stato chiaramente specificato che la manifestazione aveva ad oggetto la critica al ddl sicurezza. La questione palestinese non aveva quindi nulla a che vedere con le ragioni della protesta”.
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