L’ultimo film di Ridley Scott “Napoleon”, tra i record di incassi dell’ultima settimana, sta facendo molto discutere il mondo della critica per la ricostruzione storica veloce e poco approfondita che il regista statunitense ha dedicato a una figura epocale della storia contemporanea.
Il racconto pensato da Scott parte dalla prima grande vittoria dell’esercito francese a Tolone, nel dicembre 1793, raggiunta anche grazie alle tattiche di Napoleone Bonaparte, all’epoca ancora tenente colonnello. Una mossa che iniziò a farlo emergere tra i tanti condottieri a supporto della Coalizione nazionale.
Ma poco prima dell’acclamata battaglia contro le truppe inglesi, Napoleone fu in Sardegna nella spedizione francese che passerà alla storia come la “Cattura delle isole di San Pietro e Sant’Antioco”. Fu un breve conflitto combattuto nel maggio del 1793, nel Mar Mediterraneo. La Sardegna, facente parte del Regno di Sardegna sotto il controllo dei Savoia, era all’epoca neutrale, ma immediatamente aderì alla Coalizione anti-francese.
L’operazione fu condotta dall’ammiraglio francese Laurent Truguet, su istruzioni della Convenzione nazionale. Il governo aveva infatti dato l’ordine di invadere la Sardegna, strategicamente importante nel Mediterraneo, e tale campagna si prefiggeva essere breve e positiva per i francesi. Ma i ritardi nell’assembramento delle forze diedero tempo ai sardi per organizzare il loro esercito e quando la flotta francese giunse al largo di Cagliari, la capitale, i sardi erano pronti a dar battaglia.
Il primo attacco venne disperso da una burrasca, ma il secondo si tenne il 22 gennaio 1793. Le truppe francesi riuscirono a sbarcare l’11 febbraio ma vennero sconfitte in uno scontro armato a Quartu Sant’Elena. Fallì anche il successivo attacco all’Isola della Maddalena, in parte per deliberato sabotaggio ad opera delle truppe corse.
Un evento storico che vide per la prima volta Napoleone Bonaparte, all’epoca ufficiale di artiglieria, combattere in un conflitto armato.
Le forze armate dell’esercito francese, infatti, provenivano in gran parte dalla Corsica, così come lo stesso Bonaparte, e le truppe erano de facto in gran parte sottoposte all’avvocato indipendentista Pasquale Paoli che in quel frangente fece sempre maggiore pressione perché la Francia concedesse alla sua terra la piena autonomia, dopo la Rivoluzione.
Il piano di Paoli consisteva nel lanciare un attacco da settentrione come diversivo per l’operazione di Truguet verso la capitale sarda, interessando così l’isola de La Maddalena, una piccola ma ben fortificata posizione sulla costa settentrionale dell’isola. 450 volontari corsi vennero prescelti per l’operazione, con in testa il nipote dello stesso Paoli, Colonna Cesari, in qualità di comandante. Il suo secondo era un ufficiale d’artiglieria corso nonché rivale politico di Paoli: Napoleone Bonaparte.
La forza venne ritardata da una tempesta ad Ajaccio, e raggiunse La Maddalena solo il 22 febbraio 1793, ancorando nel canale di Santo Stefano. Qui Napoleone ebbe l’idea di proporre un attacco notturno, ma Cesari si mostrò nettamente contrario. La mattina successiva le forze franco-corse assaltarono e catturarono l’Isola di Santo Stefano ed utilizzarono il forte locale per bombardare La Maddalena il 24 febbraio, mentre Cesari annunciò per il giorno successivo l’invio di una spedizione anfibia.
Durante la notte ad ogni modo vi fu un ammutinamento a bordo della corvettache accompagnava le forze di terra e Cesari si ritirò immediatamente dall’operazione, abbandonando l’attacco a Santo Stefano. Napoleone, si racconta, era furioso, se non altro perché Cesari non lo avvisò minimamente del suo ritiro e lui coi suoi uomini si trovavano proprio dietro l’isola di Santo Stefano, vulnerabili ad un possibile contrattacco sardo. Nella ritirata, poi, gli uomini di Napoleone vennero costretti ad abbandonare la loro artiglieria dal momento che non disponevano di navi sufficienti per poterla trasportare indietro. Più avanti fu proprio Bonaparte ad accusare Cesari di aver inscenato l’ammutinamento per ordine di Paoli per metterlo in discredito e compromettere l’intera operazione militare.
L’atto finale della campagna si ebbe tre mesi dopo l’abbandono sia di Truguet che di Cesari. La guarnigione di Truguet rimasta sulle isole di San Pietro e Sant’Antioco rimase al suo posto sino al 25 maggio. una flotta spagnola di 23 navi al comando dell’ammiraglio Juan de Làngara salpò da Cartagena e giunse al largo delle due isole. Gli spagnoli erano entrati in guerra dal marzo del 1793, e di fronte a queste forze preponderanti l’intera guarnigione decise di arrendersi. Delle fregate francesi, la Helène venne catturata mentre tentava di sfuggire al blocco spagnolo, mentre la Richmondvenne incendiata dal suo stesso equipaggio per impedirne la cattura da parte del nemico.
Anche se l’operazione si era conclusa in un completo fallimento ebbe importanti conseguenze sotto più punti di vista.
In Sardegna le robuste difese dell’isola incoraggiarono gli Stamenti a richiedere nuove concessioni al governo dei Savoia con un invito aperto a Vittorio Amedeo III in cui chiedevano molta più autonomia. Richieste che vennero tassativamente rifiutate sia dal re che dal viceré Carlo Balbiano. Il popolo sardo era furioso e pertanto scoppiarono delle rivolte civili in tutta l’Isola.
Nell’aprile del 1794 il viceré arrestò due capi insurrezionisti, causando una rivolta nella quale il Castello di San Michele venne attaccato col conseguente rilascio di tutti i prigionieri che si trovavano incarcerati nelle sue segrete. Vittorio Amedeo III dopo questi episodi fu costretto a fare notevoli concessioni ai sardi, anche se le violenze non si placarono sino al 1796. Due anni dopo il nuovo re Carlo Emanuele IV venne costretto ad abbandonare Torino per portarsi in Sardegna con lo scoppio delle guerre della Seconda Coalizione.
In Corsica le recriminazioni che fecero seguito al fallimento dell’operazione a La Maddalena videro la fazione dei bonapartisti scacciata dall’isola, e lo stesso Napoleone riuscì a malapena a sfuggire ad un tentativo di assassinio
Quando la Convenzione nazionale francese chiese a Paoli di giustificare le azioni dei suoi sostenitori nelle operazioni, le relazioni tra Paoli ed il governo francese peggiorarono ancora di più portando ad una ribellione su vasta scala in Corsica che scacciò i francesi da tre posizioni fortificate nella costa settentrionale del paese.
In Francia, la sconfitta in Sardegna portò al richiamo di Truguet a Parigi perché spiegasse davanti alla Convenzione Nazionale gli eventi accaduti, insieme al suo temporaneo rimpiazzo con Trogoff de Kerlessy. La sconfitta minò il morale sia nella marina che nelle autorità civili di Tolone, esacerbando le già presenti tensioni rivoluzionarie. Una serie di ammutinamenti ed esecuzioni pubbliche seguirono a questi eventi aprendo la strada al Regno del Terrore.
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