Celebrata a Cagliari la prima conferenza della lingua sarda e delle lingue minoritarie: sardu, català de l’Aguer, gadduresu, sassaresu, tabarchin.

“Si passa da una fase teorica legislativa finalmente a una fase attuativa”, ha detto aprendo i lavori, l’assessore regionale della Pubblica Istruzione, Andrea Biancareddu.

“Un grande sforzo – ha aggiunto l’esponente della Giunta Solinas – dell’assessorato e di tutto lo staff, ma soprattutto la grande volontà politica di trasformare quello che era una era un sogno in una realtà. Portare la lingua sarda nelle scuole, portarla negli sportelli linguistici, portarla sui media, quindi sui giornali, sulle tv e sulle radio. Far conoscere la nostra identità, l’identità di un popolo e anche la lingua”.

“La Regione Sardegna ha investito risorse lavoro – ha proseguito Biancareddu -. Lo ha fatto con la caparbietà mia, che ci ho creduto e di tutti i miei collaboratori. Spiegare il sardo può essere addirittura terapeutico, migliorativo per i livelli di apprendimento dei ragazzi nelle scuole. Abbiamo formato gli insegnanti. Ora non vanno più dopolavoristi o i nonni per parlare il dialetto. Ora vanno insegnanti che hanno fatto il corso con la certificazione C1 che ci porta a un livello quasi di madrelingua. Quindi c’è stato un salto di qualità notevole. La mia ulteriore proposta sarà quello di insegnare la storia sarda. Nelle aule sino ad ora pochissimi hanno mai parlato della civiltà dei nuraghi o della storia sarda. Sarebbe un metodo per disegnare la storia, magari parlando il sardo, che può essere gallurese, tabarchino e sassarese, il catalano è stimolare così i nostri figli e avere una cultura del loro passato che è la nostra identità”, ha concluso Biancareddu.

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