Dal 1 al 3 settembre prende il via a Cagliari con il Karel Music Expo. Giunto alla diciassettesima edizione, il festival delle culture resistenti ideato organizzato dalla cooperativa Vox Day al Lazzaretto avrà uno sguardo aperto e originale verso la musica, la letteratura e l’arte.
Il titolo scelto quest’anno è “MoviMenti“: un viaggio senza confini tra suoni, parole, interpreti, tendenze. “Dove la qualità è preferita ai numeri e il rispetto delle orecchie del pubblico è sempre stata la priorità assoluta”, sottolinea il direttore artistico Davide Catinari.
Il primo settembre saliranno sul palco i Calibro 35. Arrivano a Cagliari sull’onda del tour intitolato al loro ultimo album, “Nouvelles Aventures“. Tommaso Colliva, Fabio Rondanini, Massimo Martellotta ed Enrico Gabrielli hanno riportato all’attenzione del pubblico lo “stile Calibro”, lasciando da una parte – temporaneamente – i diversi progetti che li avevano contraddistinti negli ultimi anni. Ad aprire l’evento ci saranno i The Big Self, Black Black Istanbul e i Trrmà.
Con Massimo Martellotta, chitarrista dei Calibro 35, abbiamo parlato dei loro progetti e del concerto che li vedrà protagonisti nel capoluogo isolano.
Che rapporto personale e musicale avete con la Sardegna?
Allora un rapporto che… in effetti ci vediamo troppo poco. Credo l’ultima volta è stata a un film festival a Carbonia se non vado errato, ci siamo divertiti molto. Poi c’era anche GianMarco Diana di Cinematica Radio, che ha anche un suo progetto musicale e fu veramente bello. Poi c’è un’altra figura sarda che ogni tanto frequentiamo via digitale che è Domenico Montixi. È un ragazzo che fa video. All’epoca, quando lo conoscemmo, facemmo una specie di concorso con una bottiglia di Whisky con la scritta Calibro 35 per uno spot. Da lì abbiamo imparato a conoscerlo, lui è un un regista che abita proprio in Sardegna e che adesso ha fatto un corto che ha girato un po’ l’America. Insomma non ci abbiamo mai lavorato direttamente assieme, però è una persona che ogni tanto sento.
I fan cosa si dovranno aspettare dal vostro live al Karel Music Expo?
Quello che puoi aspettarti ad un concerto dei Calibro. Nel senso che siamo tornati in quartetto sul palco e a suonare e a fare Calibro 35. Avevamo proprio voglia di ritornare a fare la musica dei Calibro, dopo aver girato gli ultimi due anni con Blanca la serie e il disco su Morricone. Ci siamo chiusi in studio e abbiamo tirato fuori “Nouvelles Aventures”, un disco nuovo. E dal vivo faremo sia i pezzi nuovi che un sacco di pezzi che non facciamo da un po’. Poi cambiamo spesso la scaletta, ci saranno un bel po’ di sorprese che spero verranno gradite.
Hai detto che siete tornati a fare la musica dei Calibro 35. Come si potrebbe descrivere il vostro stile?
Guarda, non ricordo chi, ma una volta quando suonammo all’estero, una persona definì la nostra musica “crime funk”. Un concetto abbastanza azzeccato. Quando vai all’estero ti mettono in una casella di codifica che ti dà una quadra di come ti percepiscono le persone. E a volte ci hanno detto che quello che facciamo noi è qualcosa che c’ha sempre il twist. Crime funk credo che rappresenti abbastanza quello che facciamo. Poi ovviamente nel tempo questa definizione può significare davvero tante cose. Abbiamo abbracciato anche la psichedelia, spesso dal vivo facciamo uso dei sintetizzatori, dei cori, e chi più ne ha più ne metta. Coi Calibro ci si diverte a suonare.
Che passaggio c’è stato dai precedenti dischi a questo attuale?
Il disco su Morricone è stato in realtà.. non ci siamo mai messi in studio decidendo di fare il disco su Morricone. È il risultato di varie session che abbiamo fatto nel tempo, per vari motivi, anche di ricerca nostra, personale, negli anni. È stato una specie di diario che abbiamo tenuto per anni e che abbiamo pubblicato poi. Nel disco nuovo l’approccio è stato diverso. Volevamo fare musica nostra, nuova, originale. Che non fosse relativa alle colonne sonore, tipo Blanca, o altro. Abbiamo scelto uno studio che fosse fuori da Milano, che per noi fosse molto funzionale. Un anno fa siamo andati a New York, poi “Space” l’abbiamo registrata a Londra e tra le varie opzioni è spuntata Napoli, all’Auditorium 900, era uno studio attorno al quale ronzavamo un po’ da tempo. Siamo andati una settimana quindi a registrare musica che avevamo già scritto e altre cose che sono nate lì.
Com’è invece comporre una colonna sonora? Hai citato Blanca, com’è stato lavorarci?
Sono cose completamente diverse. Cioè, in generale, fare la musica per i film o le serie e fare la musica per il pubblico sono due cose molto diverse. Quando fai i dischi sulla cosa che ti preme di più, sei tu a scrivere una narrazione. Quando fai i dischi, di fatto cerchi di fare della musica che sia evocativa e che basta a se stessa. Uno dei più bei complimenti che riceviamo è quando parliamo col pubblico, ci dicono “quel pezzo lì mi ha fatto pensare a questo, questo e quello”. È un po’ il fascino della musica strumentale. Al contrario quando tu lavori sulle immagini, stai lavorando alla storia di qualcun altro. Sulla storia del regista, dello sceneggiatore… e quindi sei al servizio su un fronte che è quello squisitamente emotivo. In quel caso sei uno strumento dell’operazione di qualcun altro. Ti mette proprio in una condizione completamente diversa. Per una serie tv scrivi davvero tanta tanta tanta musica. Poi non ne usi tantissima. Ma quella che usi, è poi il risultato di almeno dieci teste che l’hanno concepita e approvata e vista. Ci sono tanti step. Se riesci a tradurre in musica la sensazione emotiva del regista, in modo che sia più chiara possibile, poi questo strumento te lo porti dietro quando fai musica tua.
Avete fatto musica, concerti, cinema, jingle per la radio, colonne sonore… a questo punto cosa vi manca da fare?
Forse darò una risposta banale, ma ci manca tutto quello che non abbiamo ancora fatto. La prima volta che fai una cosa la impari, la seconda la maneggi, la terza inizi a fare sul serio. Sicuramente continuare a fare musica per immagini, cinema e serie tv. Anche come singoli compositori stiamo facendo altre cose. Io adesso ho un film che va a Venezia, di Saverio Costanzo, di cui ho fatto le musiche. Ognuno di noi ha delle esperienze che poi confluiscono in quella dei Calibro. Dopo 15 anni siamo un collettivo di teste che produce cose che ci piacciono in varie emanazioni musicali. Anche l’esperienza delle musiche per la radio, per Radio 1, è stata molto divertente e formativa.
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