Mucchio di pietre. Sarebbe un po’ riduttivo definirlo così, ma la parola nuraghe significa proprio questo: mucchio di pietre. Nella realtà è una antica costruzione in pietra unica e rappresentativa della Sardegna, appartenente alla civiltà nuragica da cui prende il nome.
Dal 1997, i nuraghi sardi sono riconosciuti dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Sulla loro funzione sono state avanzate diverse teorie, ovvero che fossero centri militari o religiosi. Per altri, anche, che fossero persino degli osservatori astronomici. Un’altra teoria dice che il popolo sardo avesse intrapreso dei viaggi per il Mediterraneo, costruendo altri nuraghi in Oman, in Israele, in Arabia, in Spagna, in Corsica e persino in Zimbabwe.
In realtà, i nuraghi veri e propri si trovano solo in Sardegna. Sono strutture megalitiche più o meno complesse, costituite da massi sovrapposti senza l’utilizzo di malta e recanti una falsa cupola a forma di tronco piramidale. In genere veniva eretto su altipiani e potevano raggiungere anche i 22 metri di altezza, come nel caso del nuraghe Santu Antine di Torralba.
Potevano essere di due tipi differenti: una semplice a torre isolata con camerette affiancate; oppure più complessa con camere sovrapposte a 2 e a 3 piani, scale a spirale e corpi addossati alla torre. Particolari i nuraghi a corridoio, che risultano del tipo più antico: differiscono dagli altri due per l’aspetto tozzo e la planimetria irregolare, per l’altezza non particolarmente elevata e la presenza di un terrazzo, da cui si apriva lo spazio verso gli ambienti abitativi.
Ad oggi in tutta la Sardegna sono stati scoperti circa 8 mila nuraghi ma si stima che siano oltre 10 mila, proprie di una civiltà che si sarebbe sviluppata lungo un arco cronologico di circa mille anni.
Quali visitare? Ecco i più consigliati.
Nord Sardegna
Il nostro viaggio parte da Arzachena, dove risiede il Nuraghe La Prisgiona. È un sito archeologico caratterizzato dalla presenza di un nuraghe e di un villaggio nuragico con circa un centinaio di capanne. Ha la forma a thòlos, composto da un mastio centrale ed altre due torri laterali a formare un bastione. La copertura della camera centrale è a falsa cupola con una altezza di oltre sei metri. Gli scavi hanno poi portato alla luce un pozzo di circa 7 metri e numerosi reperti e manufatti.
A Villanova Monteleone ospita invece, ai piedi del Monte Cuccu, il Nuraghe Appiu, un parco archeologico incantato e misterioso. Possiede una torre centrale è alta 15 metri, coperture a tholos di due camere sovrapposte, un cortile e due torri laterali. Il parco comprende un villaggio di 200 capanne, un nuraghe monotorre, una tomba di Giganti, due piccoli dolmen e, poco distante, un recinto megalitico con un tempio a megaron.
Molto noto, e sopra citato, il Nuraghe Santu Antine a Torralba, dalle enormi dimensioni. Di tipo complesso trilobato, realizzato con blocchi di pietra basaltica, si compone di una torre centrale, racchiusa da tre torri, che formano una cinta muraria triangolare e delimitano al suo interno anche un ampio cortile. Alcuni ingressi architravati, consentono invece l’accesso a dei corridoi interni alla cinta muraria collegando tutt’e tre le torri esterne. A ridosso del nuraghe, alcuni scavi hanno riportato alla luce 14 capanne facenti parti di un villaggio ben più esteso.
Il complesso nuragico di Palmavera invece è uno dei più importanti siti archeologici della Sardegna ed anche uno dei meglio conservati. Scoperto nel 1905 dall’ archeologo Antonio Taramelli nel territorio di Alghero, il complesso è costituito da un corpo centrale con due torri, circondate da un antemurale e un villaggio di 50 capanne circolari, il tutto realizzato con blocchi di pietra calcarea e arenaria. Spicca tra le capanne quella delle Riunioni, presente all’ingresso del nuraghe, dove si possono scorgere una bassa panca lungo le pareti e un trono cilindrico al suo centro.
Centro Sardegna
Uno dei centri nuragici per eccellenza della Sardegna è quello di Santa Cristina a Paulilatino. Qui è presente il tempio a pozzo di Santa Cristina, una splendore architettonico immerso nel verde di ulivi secolari. È “abbracciato” da un recinto di forma ellittica che separa l’area sacra da quella profana. Il pozzo è preceduto da un vestibolo cui segue la scala formata da 24 gradini e che si restringe verso il basso man mano che si avvicina alla camera che contiene il pozzo vero e proprio. Qui sembrerà di scendere verso il ventre della terra. A 200 metri di distanza invece c’è il nuraghe Santa Cristina, molto più antico del pozzo sacro: un monotorre dalla forma semplice e circolare, presenta un breve corridoio che introduce nella camera principale coperta da una volta intatta, in cui si aprono tre celle sussidiarie.
Altra importantissima testimonianza della civiltà nuragica è anche il Nuraghe Losa, sito ad Abbasanta. Realizzato con blocchi di basalto, è caratterizzato da una pianta trilobata che comprende un mastio centrale con chiusura a tholos e tre torri minori adiacenti, collegate tra loro da una cortina muraria. Il tutto racchiuso da un’ulteriore cinta muraria. Durante gli scavi archeologici sono stati rinvenuti numerosi reperti in ceramica risalenti all’età del Bronzo.
Sud Sardegna
Portato alla luce dall’archeologo Giovanni Lilliu nel corso degli anni ’40-’50, il complesso nuragico Su Nuraxi di Barumini è entrato a far parte del Patrimonio Mondiale Unesco nel 1997. È il più grande dell’isola: la costruzione era destinata ad una singola famiglia. Successivamente, la torre fu inglobata in una struttura composta da quattro torri unite da un muro in pietra e con il cortile coperto da un tetto. Nel tempo fu costruita una seconda cinta di mura con 7 torri annesse: il nuraghe divenne un villaggio fortificato, un piccolo insediamento urbano abitato dalle famiglie dei soldati e da artigiani. Comprendeva anche 50 capanne a pianta circolare ricoperte con tetti in legno e frasche. Era connesso a un sistema di siti nuragici come quello ritrovato al di sotto della Casa Zapata, dentro il centro abitato del paese.Il sito testimonia la presenza della civiltà nuragica in Sardegna per circa 1000 anni (1500-500 a.C) con la costruzione più caratteristica del periodo.
Posto su una collina e ricoperta di piante aromatiche a poca distanza da Villanovaforru, si trova il complesso di Gennamaria. La struttura si compone di un bastione trilobato che racchiude la torre originaria, di un antemurale esagonale e di un villaggio posto all’interno ed all’esterno dell’antemurale. La torre originaria, costruita forse nel Bronzo medio (XV sec. a.C.), ospita una semplice camera di diametro interno assai ridotto rispetto a quello esterno. In una seconda fase, la torre fu racchiusa e parzialmente rifasciata da un bastione di quattro torri dotate di feritoie. Nella parte esterna, c’erano abitazioni che formavano un piccolo villaggio, con pianta centrale e forma ellittica, all’interno del quale sono stati ritrovati numerosi reperti, come utensili da cucina, attrezzi da lavoro, anfore e recipienti.
È particolare invece l’imponente Nuraghe Arrubiu a Orroli, così chiamato per la colorazione rossa conferitagli dai licheni che lo ricoprono. Il gigante rosso ha un’area di circa 3000 Mq ed è l’unico di tipo pentalobato conosciuto nell’isola. La sua struttura è difatti costituita da una torre centrale suddiviso in due piani (pian terreno e piano superiore) racchiusa da 5 torri, collegate tra loro da bastioni. La presenza di altre torri esterne lasciano pensare ad una cinta muraria ampia, ai piedi del quale si estendeva un villaggio. La monumentalità del nuraghe giustifica il suo ruolo di caposaldo di un vasto territorio sul quale gravitano numerosi nuraghi satellite, diverse tombe di giganti, ampi insediamenti ed un luogo di culto nel Tempio a Pozzo di Su Putzu.
Contenuto realizzato in collaborazione con la Regione Sardegna, Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio.