Parteciperà anche una folta delegazione dalla Sardegna alla manifestazione organizzata domani a Roma dalla Cgil nazionale insieme a un’ampia rete di associazioni unite sotto il segno dello slogan “Insieme per la Costituzione”, in difesa del diritto alla salute delle persone e nei luoghi di lavoro e per la difesa e rilancio della sanità pubblica e universale.

I circa cinquecento delegati sardi provenienti da tutti i territori partiranno dai tre aeroporti con i primi voli della mattina per raggiungere piazza della Repubblica dove, alle 10, partirà il corteo fino a piazza del Popolo.

L’Isola ha più di una ragione per mobilitarsi, sia sul fronte regionale, dove non a caso proprio giovedì  scorso i sindacati hanno organizzato insieme alle associazioni di settore una manifestazione a Cagliari, che su quello nazionale.

La spesa sanitaria pro-capite in Sardegna continua a crescere ed è passata da 2.175 euro nel 2020 a 2.265 euro nel 2021, la sanità assorbe il 42 per cento del bilancio della Regione e l’anno scorso ha raggiunto tre miliardi e 779 milioni di euro, il 5 per cento in più del 2021. Nonostante questo, un sardo su cinque ha rinunciato a curarsi, il risultato peggiore d’Italia secondo i dati Crenos e Istat Bes riferiti al 2021.

L’anno scorso inoltre, l’incremento dei morti è stato del 22 per cento e non ha eguali in altre regioni, stacca di 10 punti il dato del Mezzogiorno e di oltre 11 la media nazionale.

Il rapporto Istat sul Benessere equo e sostenibile in Italia (Bes), certifica che nell’isola dei centenari la speranza di vita ormai è mediamente più bassa che nel resto del Paese e l’età della buona salute si ferma a 58 anni.  Negli ultimi anni le strutture territoriali sono state depotenziate e i grandi ospedali, nel Nord e Sud della Sardegna, non riescono ad assorbire il flusso di pazienti costretti a migrare in cerca di un pronto soccorso, un posto letto, un intervento chirurgico. È il fallimento di una riforma sanitaria che avrebbe dovuto mutuare anche nell’Isola il modello hub & spoke, con i centri di eccellenza e poi quelli periferici: invece, manca totalmente la rete territoriale che, al contrario, è stata via via indebolita. Nel frattempo, il rapporto della Corte dei Conti certifica che la Regione non è riuscita a spendere i nove milioni di euro messi a disposizione dallo Stato per abbattere le liste d’attesa.

“Siamo davanti alla disfatta della politica regionale sulla sanità e sulla gestione delle aziende sanitarie”, ha detto il segretario generale della Cgil Sardegna Fausto Durante sottolineando che “la Cgil era in piazza lo scorso 15 giugno a Cagliari e domani sarà a Roma per rivendicare un servizio sanitario nazionale pubblico e universale, per rilanciare investimenti e assunzioni, per bloccare la spinta alla privatizzazione: è l’unica strada possibile per riaffermare il diritto alla salute e alle cure anche in Sardegna, regione in cui c’è particolarmente bisogno di aprire una pagina nuova, per la sanità e non solo”.

Fra le richieste del sindacato a livello locale e nazionale anche “un piano straordinario pluriennale di assunzioni che superi la precarietà della cura e di chi cura, interventi e investimenti per garantire la salute e la dignità delle persone non autosufficienti, per la tutela della salute e sicurezza sul lavoro, il rilancio del ruolo dei servizi di prevenzione, ispettivi e di vigilanza”.

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