“La situazione dei detenuti e del personale nelle carceri sarde continua a peggiorare. Quella più critica è a Tempio. Nella Casa di Reclusione di Nuchis, dove ci sono detenuti dell’alta sicurezza, per 170 posti ci sono 193 ristretti (113,5%). Quello gallurese è anche uno delle strutture senza un Direttore in pianta stabile. A gestire l’Istituto è infatti Orazio Sorrentini, Direttore della Casa Circondariale di Busto Arsizio le cui qualità sono molto apprezzate ma ovviamente non ha un compito facile”.
Lo sostiene Maria Grazia Caligaris dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, prendendo in esame i dati forniti dall’Ufficio Statistica del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria che fotografano la realtà detentiva al 31 ottobre 2022.
“Condizioni di disagio – sottolinea l’esponente di SDR – si registrano a Oristano (263 detenuti per 267 posti), Nuoro (246 per 375 ma un’ala di circa 100 posti è chiusa in attesa di ristrutturazione e recentemente si è verificato una caduta di calcinacci anche in un’infermeria con indispensabile temporaneo trasferimento), Sassari-Bancali (428 per 454 – 90 presenze al 41bis) senza dimenticare Cagliari-Uta (537 presenze per 561). Ciò che manca nel resoconto ministeriale è la reale condizione delle celle e delle problematiche connesse con la gestione dei ristretti. I numeri reali della disponibilità delle “stanze di pernottamento” sono molto diversi da quelle indicati. Non si può inoltre dimenticare che in quasi tutti gli Istituti sardi ci sono reclusi in regime di alta sicurezza al 41bis (come a Nuoro). Nelle Case Circondariali molti stranieri (100 a Cagliari e 122 a Sassari – complessivamente 467 su 2081 detenuti, solo un migliaio sardi) e oltre il 40% di persone con gravi disturbi psichici spesso correlati alla tossicodipendenza, molto difficili da gestire”.
“La maggiore emergenza – evidenzia ancora Caligaris – è rappresentata però dalle scarse opportunità di lavoro e impiego del tempo durante la detenzione. Sulle attività grava negativamente la carenza di personale penitenziario. Inoltre il sistema sanitario non può farsi carico di persone che quando sono incompatibili con le sbarre, sono costrette a permanere in cella perché non ci sono strutture alternative. Il neo Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha posto in cima alle sue azioni la conoscenza della realtà del carcere e sta effettuando visite nelle strutture più problematiche, l’auspicio è che il tema non sia solo quello di nuove carceri. Servono strutture alternative, centri e comunità dove le persone, quando è necessario, vengano davvero curate e gestite in modo che possano essere reintegrate in società. Servono Direttori e operatori penitenziari, occorrono più psicologi e psichiatri e più educatori, mediatori e operatori culturali. In Sardegna da gennaio si attende un altro Provveditore, i Direttori sono tutti a scavalco e le Colonie Penali utilizzate al 50%. Insomma il Ministro Nordio avrà modo di rendersi conto che il disagio sociale e l’illegalità spesso sono legati a disturbi della personalità e all’uso di cocaina e crack, non solo tra i giovani. Superare il carcerocentrismo non è facile ma – conclude Caligaris – il ricorso al Penitenziario deve davvero diventare extrema ratio, così potrebbe funzionare anche da deterrente e garantire sicurezza. Tenere in cella persone anziane, malati di mente e tossicodipendenti non è utile”.
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