“Sta andando tutto a rotoli, siamo in una situazione di disastro totale”, dice secco Gianuario Falchi, pastore originario di Bultei, ormai volto noto della protesta che da anni scuote il settore degli allevatori sardi. E anche questa mattina si è presentato per l’ennesima volta in via Roma, di fronte al Consiglio regionale, per chiedere risposte concrete e urgenti.
“La corrente elettrica è triplicata, così come il mangime e il carburante, mentre i prezzi dei nostri prodotti son rimasti invariati, anzi c’è stato un calo: se un agnello lo scorso anno costava 7,80 euro oggi ne costa 5”. E nonostante il prezzo del latte abbia avuto delle variazioni al rialzo, i costi restano altissimi. E in ogni caso, ci tiene a precisare Falchi, non è sicuramente grazie al leader della Lega Matteo Salvini. “La politica si è tuffata in questa protesta per avere consensi elettorali, ma alla fine non è stato così: si continua a dire che i pastori hanno votato la Lega, ma non è assolutamente vero”, commenta Falchi. “In quel momento lui era il ministro e ci siamo rivolti a lui”, continua l’allevatore di Bultei “ma il problema si è risolto grazie a noi che abbiamo buttato il latte per terra, e abbiamo fatto conoscere così il nostro prodotto in tutto il mondo: non a caso il nostro Pecorino Romano è tra i formaggi che viene pagato di più nel mercato”.
A chi li “rimprovera” di non aver diversificato abbastanza il prodotto, Falchi risponde: “Se lo avessimo fatto in questi due anni di pandemia, saremmo falliti”. “Ormai il Pecorino Romano viene commercializzato anche come formaggio da tavola e ha costi ben minori rispetto ad altri di piccolo taglio”. Il problema, per Falchi, è che “non veniva pubblicizzato come si doveva ed è proprio grazie a quella protesta che è stato conosciuto invece in tutto il mondo”.
Ma ora, dice Falchi, spetta alla politica risolvere l’annosa questione che attanaglia migliaia di famiglie sarde impegnate nel settore agropastorale: “Chiederemo alla Giunta Solinas di prendersi le proprie responsabilità perché nella contrattazione della PAC (Politica Agricola Comunitaria, ndr.) hanno perso la metà dei soldi e li devono recuperare, anche a costo di metterli di tasca loro”. “Nel PSR (Programma di Sviluppo Rurale, ndr.) oltretutto ci sono anche i fondi dei Comuni e della Comunità montana, quindi non capisco come faranno a distribuire questi finanziamenti a tutti i richiedenti”, spiega ancora Falchi che chiude categorico: “Loro hanno sbagliato e ora devono trovare la soluzione”.
Leggi le altre notizie su www.cagliaripad.it