Swim’n’Swing è un progetto realizzato da EndasForm Sardegna onlus e nasce dall’esperienza di Dario Masala – istruttore FIN, istruttore FINP (Federazione Italiana Nuoto Paralimpico), musicista e musicoterapista.
L’obiettivo? Definire un metodo che unisca il nuoto alla musica, e aiuti le persone disabili a stabilire un ritmo preciso che ne migliori i movimenti quotidiani. Il progetto si è avvalso negli ultimi anni della collaborazione di personaggi dello sport e dello spettacolo come Filippo Magnini, Alessandro Miressi e Saturnino.
Dario Masala ha raccontato ai nostri microfoni cosa sia il progetto, aiutandoci a capirne tutte le caratteristiche.
Il nuoto è ritmo?
Sì assolutamente, ogni segmento corporeo ha una sua struttura che può essere musicata e quindi ci si può costruire attorno una canzone, cucita perfettamente su quel gesto.
Com’è nato il progetto Swim’n’Swing? Da quali esperienze?
Nasce un po’ di tempo fa, negli anni ha avuto sempre via via più attenzioni, ha suscitato curiosità e interesse nelle persone. È partito per persone con disabilità: ho studiato gli schemi motori dei grandi campioni come Federica Pellegrini, Michael Phelps, Filippo Magnini. Mi sono servito delle componenti ritmiche dei loro schemi motori per aiutare i ragazzi con disabilità ad avvicinarsi a quella perfezione ritmica. A questo progetto si sono avvicinate anche persone che non hanno disabilità, tra questi appunto i campioni Filippo Magnini e Alessandro Miressi. Tutto questo è partito perché ho collaborato con un grande biomeccanico, che ha seguito i grandi campioni: Stefano Nurra, che è scomparso da poco. Quindi ho musicato tutti i grafici di questi grandi campioni, quello è stato veramente il salto. Vedere che tutti i parametri musicali corrispondevano esattamente ai grafici degli analisti dei grandi campioni. Ovviamente il progetto parte dalla sindrome di Rett fino ad arrivare all’agonista più evoluto come Alessandro Miressi. In mezzo ci sono tutte le caratteristiche da mediare, sviluppare, musicare e arrangiare. Con le persone con la sindrome di Rett cosa facciamo? Sforniamo i loro movimenti a secco: facciamo dei laboratori musicali dove cerchiamo di individuare delle costanti musicali ritmiche anche in chi ha deficit e trasferiamo questi pattern in acqua.
Uno dei principali obiettivi è anche l’inclusione
Ovviamente. Si è capito di poter fare delle gemme musicali tra persone disabili e il bassista di Jovanotti che si mette a suonare con loro. Nell’unione delle due parti, alla musica non gliene frega niente che hai disabilità o no. La musica è per tutti, è proprio l’anti barriera architettonica, il nuoto ugualmente. Ecco, queste due caratteristiche hanno facilitato l’inclusione. Non un’inclusione forzata, ma divertente. Si crea quel l’interplay musicale ritmico motorio che include le due parti. Musicista e nuotatore si includono vicendevolmente.
Che risposta avete avuto in tutta la Sardegna per questo progetto?
La risposta è stata ovviamente importante, inizialmente a Sassari tramite Pierluigi Salis che ha messo a disposizione tutti i suoi atleti. Poi ha assunto rilevanza e valore regionale a favore di ragazzi con disabilità. Il nostro obiettivo è fare il prossimo evento con altri nuotatori forti e altri musicisti forti. Il mio sogno sarebbe un Mark King dei Level42 o un Paul McCartney che suonano su Benedetta Pilato, ecco. E contemporaneamente sui ragazzi con che hanno imparato gli schemi motori della Pilato attraverso la musica. Quindi inclusione corporea acquatica e musicale.
Da chi è composto il team del progetto?
Silvia Fattacci, pedagogista clinica e bassista; Virginia dalla Giovanna, musicoterapista e songwriter; Elisa Galli, che è neuropsicomotricista e musicoterapista. Poi abbiamo Daniele Piu che è un docente di batteria e sensibilizzazione ritmica. Alex Damini, insegnante di basso e chitarra. Luisa Piras, la coordinatrice del progetto collegato ai bambini con disabilità e psicomotricista. Poi abbiamo come ulteriori supervisori la dottoressa Fagiolini, responsabile del reparto di neuroscienze di Harvard; le due fuoriclasse Francesca Cavicchiolo e Francesca Bardi, che sono assistenti ad Harvard della dottoressa Fagiolini e si occupano della parte scientifica del progetto.
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