Il 4 settembre viene ricordato in Sardegna per un fatto di sangue avvenuto nel 1904. Mentre era in corso uno sciopero a cui avevano aderito circa duemila minatori, a Buggerru, nell’Iglesiente, l’esercito inviato dalla prefettura, venne aggredito dalla folla. I militari per tutta risposta spararono sui manifestanti, uccidendone due e ferendone tredici.
L’episodio è noto come “eccidio di Buggerru”.
Per comprendere le ragioni della manifestazione bisogna tornare al 1867, quando i deputati sardi chiesero al Presidente del Consiglio Bettino Ricasoli di impegnarsi maggiormente per alleviare le condizioni di miseria della popolazione sarda. Dopo la rivolta de Su Connotu, avvenuta a Nuoro nel 1868, per via di una norma che privatizzava i beni demaniali, venne istituita una commissione parlamentare di inchiesta presieduta da Agostino Depretis, e di cui faceva parte anche il deputato piemontese Quintino Sella. Fu proprio quest’ultimo, ingegnere minerario, a redarre una relazione sulle condizioni dell’industria mineraria in Sardegna, pubblicata nel 1871.
Durante un viaggio di diciotto giorni, il deputato Sella, insieme all’ingegnere e direttore minerario dell’Isola Eugenio Marchese, andò in visita nelle principali miniere e negli stabilimenti metallurgici sardi. Dall’indagine venne fuori una forte disparità di trattamento economico tra i minatori sardi e quelli continentali, nonché la necessità di istituire una scuola per capi minatori e fonditori a Iglesias.
All’epoca Buggerru era chiamata “piccola Parigi” perché i dirigenti minerari che vi si erano trasferiti con le loro famiglie avevano dato vita a un vero e proprio centro culturale. Tra gli altri, si ricorda Achille Georgiades, greco di Costantinopoli, inviato in Sardegna nel 1903 per dirigere le miniere della Société des mines de Malfidano di Parigi, la cui sede operativa nell’Isola si trovava proprio nel borgo minerario. George Perrier, invece, si occupava di gestire un cinema. Ma a Buggerru all’epoca si trovava anche un teatro e un circolo riservato all’élite culturale dei dirigenti della stessa società.
I minatori del paese, però, continuavano a lavorare in condizioni disumane, sottopagati e costretti a turni di lavoro al limite del possibile, spesso vittime di incidenti mortali sul posto di lavoro. Gli stessi si erano organizzati nella Lega di resistenza di Buggerru che contava 4mila iscritti. Nel 1903, il gruppo aveva partecipato con i suoi delegati al secondo congresso nazionale della Federazione dei minatori. I due dirigenti, militanti socialisti, Giuseppe Cavallera e Alicbiade Battelli, chiedevano un aumento dei salari e il miglioramento delle loro condizioni di vita e di lavoro. Richieste inascoltate che portarono, nel 1904, a un’ondata di scioperi. Il 7 maggio si registrò l’ennesimo incidente sul lavoro, che costà la vita a quattro minatori.
A settembre la protesta divenne sempre più intensa, in seguito alla circolare diramata il giorno 2 dall’ingegner Georgiades, dove si comunicava che, a partire dal giorno successivo, la pausa tra i due turni di lavoro, quello mattutino e quello pomeridiano, era ridotta di un’ora. La reazione fu immediata e cominciò lo sciopero dei minatori, che presentarono le loro istanze alla società francese.
La domenica del 4 settembre 1904, mentre la delegazione sindacale stava trattando sui punti cardine della protesta, gli operai si erano riuniti di fronte alla sede della direzione generale della miniera per sostenere la delegazione sindacale. Nello stesso momento, i titolari della ditta chiamarono l’esercito, che fece fuoco sugli operai portando al tragico esito.
I fatti di Buggerru furono talmente eclatanti che portarono a fortissime reazioni in tutta Italia. A Mliano, l’11 settembre la Camera del lavoro approvò una mozione per lo sciopero generale da organizzare a livello nazionale entro otto giorni. Qualche giorno dopo, il 14 settembre a Castelluzzo, in provincia di Trapani, si verificò un altro eccidio: durante una manifestazione dei contadini, che protestavano contro lo scioglimento di una riunione locale e l’arresto di un socialista, dirigente di una cooperativa agricola, i carabinieri avevano sparato sui contadini. Il 15 settembre a Sestri Ponente vi furono dei disordini legati ancora una volta alla manifestazione isolana.
Ma non solo. La reazione a questi fatti fu tale da portare in Italia al primo sciopero generale, dal 16 al 21 settembre, a cui aderirono i lavoratori italiani di tutte le categorie.
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