Nessuna fila interminabile, nessun reparto al collasso e nessuna dimissione causata dal superlavoro tra le corsie dell’ospedale Nostra Signora di Bonaria di San Gavino Monreale. Lo afferma la Asl in replica alle dichiarazioni comparte ieri in numerosi giornali locali.
“Gli organici dei reparti sono congrui e allineati allo standard per il personale del comparto (Infermieri, OSS, Tecnici) e le carenze di medici, limitate alla Pediatria e al Pronto soccorso, non inficiano i livelli di assistenza che l’ospedale assicura pienamente come dimostrano tutti gli indicatori di attività.
La Direzione della ASL, con l’aiuto dell’Assessorato e di ARES, ha posto in essere numerose iniziative di reclutamento di professionisti (concorsi, selezioni, mobilità) che hanno consentito di raggiungere la quasi totale copertura della pianta organica prevista. Dal primo gennaio ad oggi sono state reclutate 95 unità di cui 29 medici, 7 veterinari e 59 appartenenti al comparto, oltre ad alcune ulteriori ancora in corso di definizione. Uno sforzo straordinario per un’Azienda che al 31 dicembre scorso aveva 765 dipendenti.
Le file al Pronto soccorso sono nei limiti di quelle osservate mediamente negli ultimi dieci anni e sono dovute al fatto che a San Gavino, come in tutta l’Italia, il Servizio di Pronto soccorso supplisce spesso alle carenze del sistema con cui opera la medicina di base.
Spiace leggere di personale allo stremo e di fantomatiche implosioni del Presidio mentre l’ospedale di San Gavino oltre ad assicurare tutte le attività di ricovero e a farsi carico di tutti i pazienti Covid che arrivano alla sua osservazione, non ha ridotto o chiuso alcun servizio. Le attività ambulatoriali sono assicurate normalmente e sono in corso di recupero quelle rinviate al tempo delle prime ondate di pandemia, le prestazioni strumentali sono pienamente operative e alcune, come TAC e Risonanza, vedono in lista di prenotazione, numerosissimi pazienti delle province di Oristano, Nuoro, Sulcis e del Cagliaritano. E’ stata riaperta l’attività oculistica, chiusa da anni, e attivate nuove attività come l’ambulatorio di ematologia e il servizio di radiologia interventistica entrambi di recente istituzione.
I reparti di Medicina, Chirurgia e Ortopedia sono pienamente operativi (come Rianimazione, Cardiologia, Ostetricia, Dialisi, Oncologia, Urologia e Gastroenterologia) e il loro organico è conforme allo standard. Nessun medico ha dovuto rinunciare alle ferie né è stato richiamato al lavoro per motivi di servizio come sarebbe avvenuto se ci fosse stata una situazione come quella rappresentata dall’articolo. E’ vero che un medico si è dimesso nelle ultime settimane: qualcuno vince un concorso da un’altra parte, qualcuno sceglie la medicina di base, qualcuno sceglie di lasciare per altri motivi. Si tratta di dinamiche perfettamente normali che non possono essere imputate al super lavoro, come lasciato capziosamente intendere nell’articolo citato.
Nel corso della recente e non ancora conclusa ondata epidemica diversi operatori sanitari, sia medici che infermieri, hanno contratto l’infezione e si sono visti costretti ad assentarsi da lavoro per il periodo della positività. Ciò ha comportato inevitabili ripercussioni sull’organizzazione che, come già in passato, sono state superate senza traumi grazie alla reciproca disponibilità, allo spirito di gruppo degli operatori sanitari e anche alle capacità mostrate dai responsabili delle Strutture. Non corrispondono quindi al vero e alla situazione reale né le dichiarazioni rilasciate dal rappresentante della CISL medici, circa riferiti deficit d’organico, impieghi straordinari e ultronei alle competenze specialistiche, né quelle del Segretario della FIALS circa immaginarie carenze d’organico del personale del comparto.
È vero che nel reparto di osservazione breve si è arrivati ad alloggiare molti pazienti, seppure per brevi periodi, in ragione del fatto che il picco di contagi da Coronavirus ha determinato vere e proprie ondate di afflusso al pronto soccorso provenienti dal territorio dell’ASL e non solo. La necessità di concentrarli in un unico reparto è una ordinaria e basilare norma di organizzazione che tutti gli operatori sanitari conoscono”.
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