Il prezzo del Pecorino Romano Dop continua la sua ascesa, superando i 12 euro al chilo e nei prossimi mesi potrebbe arrivare a oltre 13 euro al chilo. Un prezzo mai visto per il prestigioso formaggio che determina le condizioni per fissare il prezzo del latte ovino che viene prodotto in Sardegna e che è alla base dell’economia agropastorale sarda.

Il prodotto isolano ha superato di gran lunga anche il prezzo del Parmigiano Reggiano Dop con stagionatura a 12 mesi che sulla piazza di Milano oggi batteva il prezzo di 10,75 al chilo. “Un aumento che ci rallegra – afferma Tore Piana, presidente del Centro Studi Agricoli – ma nello stesso tempo ci preoccupa, perché se da una parte si remunera maggiormente il produttore sardo con prezzi che per quest’anno possono raggiungere gli 1,80 euro al litro del latte di pecora, nel sistema delle cooperative, dall’altro la preoccupazione che segmenti di consumi possano indirizzarsi verso altri pecorini con prezzi più competitivi a discapito proprio del Pecorino Romano Dop”.

“Per almeno tre o quattro anni, secondo le proiezioni del CSA – continua Tore Piana -, non ci dovrebbero essere problemi per la tenuta sia dei prezzi che dei volumi di vendita. Quest’anno le produzioni di Pecorino Romano Dop dovrebbero attestarsi sui 310 mila Ql con una riduzione di poco meno del 10% rispetto alla scorsa stagione. Ma se i volumi di vendita sono in aumento (la richiesta pare che superi i 450 Ql) e i prezzi del latte di pecora sono alti, la situazione del mondo delle campagne sarde non è molto rosea e si inizia a percepire molta preoccupazione sul futuro, da parte degli allevatori sardi”.

“A preoccupare – spiega il presidente di CSA – non sono solamente gli aumenti dei costi di gasolio agricolo, energia, mangimi o concimi, ma in modo particolare i cambiamenti climatici che stanno portando la Sardegna a una lungo periodo di siccità e la sempre maggiore carenza di personale disponibile a lavorare i campi e gli ovili. I giovani guardano a situazioni più stabili per il proprio reddito, lasciando  il mondo delle campagne  e guardando verso altri lidi. Ed ecco che si spiega come centinaia di imprese agricole, in queste settimane, stanno cedendo terreno agricolo coltivabile, a grandi società non sarde che installeranno pannelli fotovoltaici, attraverso il sistema agro voltaico, con impalcature a tre o quattro metri di altezza, dai 3.000 ai 4.000 euro per anno a ettaro di terreno agrario, come affitto o cessione di diritto di superficie”.

“Chiediamo che la Regione ed in particolare l’assessorato regionale all’Agricoltura, si attivi per regolamentare l’utilizzo del suolo agricolo e in particolare convochi un tavolo regionale di partenariato che comprenda tutti i portatori di interesse e non solo le poche associazioni di categoria agricola”, conclude Tore Piana.

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