È stato inaugurato otto anni fa a una quarantina di chilometri da Cagliari. Sulla carta avrebbe dovuto essere una struttura molto utile. Stiamo parlando dell’ICAM, Istituto a Custodia Attenuata per Madri detenute con figli, uno dei pochi esistenti in Italia.

“Ubicata a 40 chilometri da Cagliari, costata circa 400 mila euro, la struttura però non è mai stata utilizzata ed è in stato di abbandono”, evidenzia Maria Grazia Caligaris, dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme” facendo osservare che “sono passati 8 anni da quando è stato inaugurato ma, a parte la discutibile dislocazione, oggi quella struttura può essere utilizzata per altre necessità, non può continuare a deteriorarsi negandone l’uso”.

“Il mancato utilizzo dell’Istituto – osserva Caligaris – era prevedibile fin dalla sua inaugurazione. Innanzitutto per il numero irrisorio di detenute madri con bimbi al seguito, sono diversi anni che, per fortuna, in Sardegna non si registra neppure un caso. In realtà tuttavia la disponibilità di 4 stanze, due doppie e due singole tutte dotate di servizi,  una cucina con annessa mensa e una sala colloqui, potevano indurre a trasferirvi persone private della libertà dalla Penisola. La distanza da Cagliari-Uta, da cui dipende, e lo scarso numero di Agenti ne hanno però sempre condizionato l’uso. Senza dimenticare che l’ospedale più vicino si trova a Isili, dopo altri 30 chilometri di una rete stradale piena di curve e d’inverno spesso coperta di neve e ghiaccio”.

“Insomma – sottolinea l’esponente di SDR – è arrivato il momento, grazie anche alla carta dei diritti dei figli dei genitori detenuti, di chiudere l’ICAM di Senorbì e convertirlo in una Casa Famiglia utile al territorio per accogliere anche persone detenute con problemi psichici ma in grado di vivere in una piccola comunità. Oppure chi senza fissa dimora, dopo la detenzione non ha uno spazio dove andare e rischia di finire in situazioni pericolose e tornare in carcere. Oppure lasciarlo a disposizione dei bambini come Asilo”.

“E’ assurdo continuare a far finta che l’ICAM sia una struttura indispensabile per le necessità e gli obblighi normativi del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria laddove in Sardegna è soltanto un nome senza contenuti e dove i giochi all’aperto si stanno deteriorando e le suppellettili all’interno si ricoprono di polvere. Uno spazio sprecato – conclude – non è accettabile quando proprio di luoghi di accoglienza hanno bisogno le persone private della libertà malate e/o i bambini dei nostri centri”.

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