Tsunami con onde di altezza fino a due metri a una velocità di circa 65 chilometri orari. L’Unesco parla chiaro: le città mediterranee si devono preparare con tutti i mezzi possibili a far fronte a una nuova stagione, quelli degli tsunami.
Nell’ultimo rapporto pubblicato dall’organizzazione internazionale “Tsunami Ready” si stima che città come Marsiglia, Istanbul e Alessandria d’Egitto, nei prossimi trent’anni, hanno quasi il 100 per cento di possibilità di vedere le loro zone costiere travolte da onde alte più di un metro. A una prima lettura, sembrerebbe nulla di allarmante ma, come spiega bene il Guardian, questo tipo di tsunami possono smuovere le auto e mettere sotto stress le strutture e le infrastrutture che si trovano lungo le aree costiere.
Per questo, se fino ad oggi le zone più colpite da questi fenomeni erano l’Oceano Indiano e Pacifico, oggi è necessario allargare l’orizzonte e arrivare fino al Mediterraneo. Tra le cinque località che si aggiungono alla lista stilata dall’Unesco, oltre alle già citate, ci sono anche Cannes e Chipiona, una città vicino Cadice, in Spagna. Ma ad essere a rischio sono anche la Grecia, la Turchia, l’Italia, la Francia e il Portogallo.
Va da sé che la Sardegna, situata nel bel mezzo del Mediterraneo, potrebbe essere tra le aree maggiormente colpite dagli tsunami in arrivo.
Il programma pubblicato dall’Unesco prevede la preparazione di diversi protocolli da attuare in caso di maremoto che permetteranno alle città e ai Paesi interessati di sapere esattamente cosa fare in caso di tsunami.
Secondo Bernardo Aliaga, consulente Unesco ed esperto di maremoti, “il rischio tsunami è sottovalutato in molte aree geografiche, compresa quella del Mediterraneo. […] Dobbiamo far passare questo messaggio: non è una questione di se ma di quando”. L’innalzamento dei livelli del mare è sotto gli occhi di tutti e non fa che aumentare il rischio e la pericolosità degli tsunami. Per questo, secondo Aliaga, “dobbiamo fare in fretta”.
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