“Non c’è tempo per mediazioni, indennizzi, conciliazioni, questo è un messaggio ai coloni. Basta, fuori dai c….!”. Questo il passaggio incriminato di “Messaggio”, canzone con la quale Bakis Beks si era pronunciato platealmente contro la presenza delle basi militari in Sardegna, accompagnato alla fine dal dito medio alzato dal rapper barbaricino.

L’episodio risale al settembre 2018, quando si era esibito in un concerto all’Exme di Nuoro. Per le forze dell’ordine, presenti all’evento per motivi di sicurezza, il testo e l’atteggiamento del rapper sardo erano da considerarsi oltraggiosi, così era scattata la denuncia.

Ieri si è tenuta la prima udienza davanti alla giudice monocratica del Tribunale di Nuoro, Daniela Russo. L’accusa per Bakis Beks e altri tre giovani, è di oltraggio a pubblico ufficiale. Al processo si è arrivati in seguito all’opposizione da parte dei quattro a un decreto di condanna con pagamento di 2500 euro a testa.

L’udienza è stata poi aggiornata al 19 settembre per la deposizione del primo teste dell’accusa, rappresentata dalla pm Francesca Picu.

“Non posso accettare la condanna perché io e gli altri tre amici – ha spiegato il rapper barbaricino prima dell’udienza – siamo stati ritenuti colpevoli di cose che non abbiamo fatto, ovvero di aver inveito contro le forze dell’ordine quando in realtà ho solo fatto la mia performance contro le basi militari”. Dello stesso avviso la sua avvocata, Giulia Lai: “Ci batteremo perché nella canzone del mio assistito sono state pronunciate parole di rivendicazione contro le politiche militari e non insulti contro le forze dell’ordine”.

Fuori dal Tribunale si son presentati anche gli antimilitaristi dell’associazione Libertade per solidarietà nei confronti degli imputati. “Siamo un bersaglio facile solo perché ci opponiamo anche attraverso la musica e l’arte alle politiche militari in Sardegna – dice il presidente di Libertade, Giampiero Cocco -. Noi vogliamo continuare a lottare e stare al fianco di persone come Bakis e i suoi amici raggiunti da una condanna penale per aver espresso le proprie opinioni attraverso la musica”.

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