A Cagliari gli hanno dedicato una piazzetta (contestata, all’epoca di Floris, per via della rimodulazione di alcune piante di jacaranda: eppure è bellissima). Ad Aritzo ha una via. Ma in pochi sanno che Antonio Maxia, aritzese, parente di quel cavaliere Arangino che fu per molti anni il patron di mezza Sardegna (grazie alla concessione regia del monopolio della neve)fu un politico tra i più autorevoli del dopoguerra. Di professione avvocato, fu esponente di spicco della Democrazia Cristiana. Nato a Roma nel marzo del 1904, morto improvvisamente a Roma il 15 aprile 1962) Maxia fu dirigente del FUCI ed aderì al Partito Popolare Italiano. Dopo l’avvento del fascismo si allontanò dalla politica e durante la dittatura mussoliniana esercitò la professione forense. Nel 1945 si iscrisse alla Democrazia Cristiana ed entrò nella Consulta Regionale della Sardegna.
Eletto deputato una prima volta nel 1948, confermò il seggio alla Camera nel 1953. Nel 1954 fu dapprima sottosegretario agli Interni nel governo Fanfani I mentre successivamente venne nominato sottosegretario al Tesoro nel governo Scelba. Occupò il ruolo di Ministro delle poste e delle telecomunicazioni durante il contestatissimo governo Tambroni e anche dopo questa esperienza continuò a collaborare con i vari dicasteri.
Morì prematuramente a causa di un improvviso malore poco prima di recarsi ad una riunione insieme ai ministri Ugo La Malfa e Giulio Pastore, con i quali avrebbe dovuto discutere del suo “Piano di Rinascita”.
Adesso un libro ne racconta la storia. Verrà presentato nella sua Aritzo sabato 21 maggio alle 17,30 nella sala del Consiglio Comunale, dopo il saluto del Sindaco Paolo Fontana, gli autori Adolfo Puxeddu e Corrado Maxia dialogheranno con il pubblico. Il ricavato della vendita andrà alla Missione di Padre Tonino Cogoni in Madagascar.
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