La fontanella di Bellavista, a Flumini

Senza strade, senza fogne, senza luce. Ma soprattutto senza acqua potabile. S’Ecca Sarrideli e S’Eparassiu, agglomerati di case nell’agro di Flumini, sono posti quasi dimenticati da Dio. Quanto meno sono posti dimenticati dal Comune di Quartu. Gli abitanti, che hanno speso fior di quattrini per sanare le loro case, vivono infatti da anni senza acqua potabile e sono costretti a ricorrere alle fontanelle pubbliche per riempire i serbatoi e procurarsi da bere.

Non sono molte, per la verità, le fontanelle. Dopo che le bollette di Abbanoa sono diventate troppo costose, ne sono rimaste soltanto due: una a Bellavista, sulla litoranea per Villasimius, e l’altra al Poetto, di fronte al Mc Donald’s, luogo che diventa praticamente inagibile nel periodo estivo quando la spiaggia dei centomila si riempie di macchine parcheggiate dai bagnanti.

“Tutte le altre fontanelle sono state chiuse”, spiega il signor Antonio Medda -: prima delle elezioni ci hanno promesso di realizzare delle fontanelle a scheda per noi residenti, ma non le hanno ancora installate”.

Ex bancario cagliaritano originario di Pirri, ogni sabato pomeriggio il signor Antonio prende il suo furgone. Sul cassone ci ha caricato un serbatoio da mille litri. Parte dalla sua casetta di S’Ecca Sarrideli e va ad approvvigionarsi di acqua potabile alla fontanella di Bellavista. Ogni settimana la stessa trafila. Per procurare alla sua famiglia l’acqua per bere e cucinare. Ogni volta è un’operazione di un’ora e mezza, interrotta continuamente da persone che – normalmente – vanno alla fontanella a riempire i loro bidoni e soprattutto da ciclisti assetati che riempiono le borracce. Lui ad ogni interruzione sorride, sgrana gli occhi azzurri e lascia spazio agli altri assetati. Con gentilezza. Anche perché probabilmente farebbe volentieri a meno di questa trafila settimanale.

La beffa, ci racconta mentre gli chiediamo di riempire le nostre borracce, è che ogni volta che fa questa operazione incontra qualcuno che – come la irascibile signora ben vestita passata poco prima – inveisce contro di lui e lo accusa di rubare l’acqua potabile. Non sapendo che lui a casa l’acqua potabile non ce l’ha.

Strano a dirsi. Nel 2022, in un paese civilizzato come pare essere la Sardegna, dei cittadini che abitano in residenze regolarmente sanate, non hanno diritto ad un bene essenziale come l’acqua potabile. Certo, nel terreno della casa in cui vive con i figli il signor Antonio ha un pozzo. Come ce l’hanno tanti altri dimenticati di S’Ecca Sarrideli e S’Eparassiu. Ma l’acqua del pozzo è salmastra, calcarea e piena di batteri perché i terreni sono pieni di fosse settiche che perdono liquami. “Ne ho preso un po’ per lavare il cristallo del furgone – racconta – era puzzolente”.

Poi gli occhi diventano lucidi. La rabbia lascia per un impercettibile istante spazio all’emozione, nel ricordo appena accennato di un percorso di vita che da Pirri, diventata ormai quasi per lui un miraggio, lo ha portato a quella zona dimenticata dal comune di Quartu (comune che non ha però dimenticato di incamerare i soldi delle sanatorie).

In fondo il signor Antonio, così come tutti gli altri abitanti di S’Ecca Sarrideli e S’Eparassiu, non chiede tanto. Si è abituato a fare a meno delle fogne. D’altronde si può andare avanti con la fossa settica. Non chiede strade asfaltate. Nemmeno strade illuminate da percorrere con il suo furgone. Assetato di un po’ di giustizia, chiede solo che nella sua casa arrivi l’acqua potabile. Anche se, confessa, il sogno più grande è quello di lasciare tutto e ritornare a Pirri.

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