Il 9 maggio si celebra la Giornata dell’Europa. La data è stata scelta per due motivi principali: la fine della Seconda guerra mondiale e l’avvio delle procedure che diedero vita all’Unione Europea.
Il 9 maggio nel 1945, infatti, fu il giorno successivo alla firma della capitolazione nazista in mano sovietica, quando furono catturati Hermann Goering e Vidkun Quisling. Il 9 maggio del 1950, invece, si tenne la presentazione da parte di Robert Schuman, del piano di cooperazione economica, ideato da Jean Monnet ed esposto nella “Dichiarazione Schuman”, che segna l’inizio del processo d’integrazione europea con l’obiettivo di una futura unione federale.
Progetto ancora non del tutto portato a compimento, ma che ha cambiato radicalmente le sorti dell’Europa. Oltre alla moneta unica, entrata in vigore il 1°gennaio 2002, tra le rivoluzioni sociali e culturali si ricorda l’istituzione dell’area Shengen nel 1995, che permette la libera circolazione delle persone in 26 Paesi membri, e il progetto Erasmus, nato nel 1987, e oggi tra i programmi europei più amati dai giovani studenti che viaggiano da un confine all’altro per conoscere i propri “vicini di casa”, contribuendo a formare le generazioni di domani.
L’Europa è casa anche per tanti sardi che hanno deciso di fare le valigie. Nel 2021, l’Aire conta 123.212 isolani residenti all’estero, di cui 107.194 (87%) vivono nel Vecchio Continente: la maggior parte si sono stabiliti tra Germania e Francia.
Anche l’Isola oggi, infatti, festeggia la Giornata dell’Europa. Alla Manifattura Tabacchi di Cagliari, per l’occasione, oltre 400 studenti da ogni angolo della Sardegna hanno animato la giornata che la Regione ha organizzato per il tramite dell’Autorità di Gestione del FESR Sardegna – Centro regionale di programmazione. Una giornata di festa che ha visto alternarsi sul palco, tra gli altri, anche i rappresentanti della Commissione Europea che hanno sottolineato l’importanza di un evento che rappresenta anche un momento di confronto con le nuove generazioni a cui Bruxelles dedica una particolare attenzione attraverso misure e strumenti in grado di creare nuova occupazione e sviluppo in settori strategici come l’economia verde – lo sviluppo sostenibile infatti è uno dei target più qualificanti delle prossime politiche comunitarie – l’innovazione tecnologica, la competitività, l’inclusione e la parità di genere.
Massimo Temussi dell’Autorità di Gestione del POR FESR Sardegna – Centro Regionale di Programmazione RAS, si è rivolto direttamente agli studenti presenti in sala: “Cerco di portare ai ragazzi un pezzettino di Europa, perché gran parte delle vostre opportunità passano da giornate come questa. Avremmo bisogno di molti più eventi come questi per far capire a che cosa servono i fondi europei. È importante sottolineare che si parli soprattutto di opportunità e non di problemi”.
Guardando al futuro, Temussi ha anticipato quale sarà l’ammontare del prossimo Fondo Regionale di Sviluppo Europeo, in fase di analisi da parte della Commissione Europea: 1 miliardo e 540 milioni da spendere. L’AdG del FESR Sardegna ha poi sottolineato che “a fronte di una richiesta di 16 milioni di posti di lavoro, al 31 dicembre 2021 abbiamo chiuso con 1.2 milioni di offerte di lavoro che non trovano risposta nell’Unione Europea”.
“Non è vero che non c’è lavoro, le opportunità ci sono e bisogna coglierle. Molte opportunità aperte, ad esempio, riguardano l’intelligenza artificiale e la robotica. Non a caso l’UE – ha continuato Temussi – ha inserito tra gli obiettivi principali quello della transizione digitale perché il digitale ha sconvolto i paradigmi del mercato del lavoro. L’Italia nello sviluppo delle professionalità necessarie al momento è ultima; a farla da padrone, in questo momento, nel contesto europeo, è la Finlandia, che ha capito prima di tutti quali sono le skills necessarie. Parliamo di lauree in materie scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche. Noi abbiamo una richiesta incredibile di queste professionalità, circa il 60% delle imprese italiane ed europee chiedono questo. Cercate di essere curiosi – ha concluso – e di capire perché l’Europa chiede queste professionalità”.
Willybrordus Sluijters, capo unità DG Politica Regionale e Urbana alla Commissione Europea, citando la dichiarazione di Robert Schuman, padre fondatore dell’UE, ha ricordato come la politica regionale di coesione rimanga una pietra miliare della costruzione dell’Unione Europea.
Particolarmente sensibile ancora oggi è il tema della spendita dei finanziamenti europei: “Non è solo un problema italiano. Noi lavoriamo con tempi precisi: ogni sette anni – ha continuato Sluijters – bisogna spendere i soldi disponibili. Anche questa volta riusciremo a spendere i fondi previsti per il 14-20. Il 21-27 sarà più importante perché avremo molti più soldi da utilizzare. C’è un lato positivo: se abbiamo più soldi da spendere in Sardegna, ci saranno più opportunità per tutti voi. La transizione verde è molto più importante di quanto lo era ieri: non possiamo, come Europa, emettere Co2 come eravamo autorizzati a farlo. Bisogna ridurre le emissioni – ha ammonito Sluijters -, bisogna utilizzare energia in modo più efficiente. Ma anche alla luce degli eventi più recenti, bisogna ridurre la nostra dipendenza dal fossile e dunque sviluppare le energie rinnovabili. La Sardegna è un terreno fertile per questo”.
“Per quanto riguarda la transizione digitale, sempre più servizi e prodotti si sviluppano su piattaforme digitali. Dobbiamo garantire che quelle piattaforme trovino le infrastrutture necessarie sul territorio. E voi, in quanto ricercatori e innovatori giovani, avete la possibilità di sviluppare quei servizi e quei prodotti. Noi vogliamo aiutare e vogliamo finanziare. Ci vorrà un lavoro molto assiduo nei prossimi anni, – ha concluso il rappresentante della Commissione Europea – i due anni a venire determineranno il risultato finale”.
Le politiche di genere sono state al centro dell’intervento di Tiziana Putzolu, che ha ricordato il ruolo della consigliera di parità della Regione e dello Stato: “Unica figura in Europa, quella italiana, che si occupa di promuovere istituzionalmente le pari opportunità per tutti e di contrastare le discriminazioni di genere sul lavoro. Questo è il dato saliente. Non parlo di ingiustizie, ma di discriminazioni come fatto giuridico. Nel 95% dei casi le donne lavoratrici, spesso in quanto madri, subiscono discriminazioni di genere. Ecco, la consigliera è il presidio dello Stato contro queste discriminazioni”.
“Il mio compito, – ha continuato Putzolu – nel corso di questi anni, è stato quello di portare l’attenzione, anche nella nuova programmazione, sulla quota, che si spera aumenti, di lavoratrici che entrino con più competenze nel mercato del lavoro. Sappiamo che questo dovrà necessariamente avvenire perché noi siamo di fronte a un turn-over nel mercato del lavoro molto importante, c’è una generazione che uscirà e ci saranno nuovi posti di lavoro. A causa del calo demografico, ci saranno più opportunità per meno persone, quindi i ragazzi devono essere più pronti per entrare nel mercato del lavoro. Alle ragazze, in particolare, devo dire di essere più autonome, di guardare avanti, di studiare ancora di più di quanto non abbiano fatto perché – ha concluso – per le ragazze, per le donne, essere normali non è sufficiente”.
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