Chi ha studiato Giurisprudenza conosce bene il principio giuridico della “funzione rieducativa della pena” e sa che questo trova il suo fondamento giuridico nell’articolo 27 della Costituzione italiana che sancisce testualmente: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Eppure questo principio teorico non sembra albergare tra le mura delle carceri italiane. Tanto meno nel carcere di Uta, teatro quotidiano di scene di ordinaria follia. Nei giorni scorsi, quasi in contemporanea, sono accaduti tre ennesimi episodi drammatici che danno conto della situazione esplosiva nell’istituto di pena in cui, lamentano da tempo gli agenti di Polizia Penitenziaria, il personale lavora in costante difficoltà e non riesce a gestire i tanti detenuti problematici.
La cronaca di una giornata di ordinaria follia: un carcerato ha appiccato un incendio ed è stato salvato miracolosamente dagli agenti, un altro ha tentato il suicidio ingerendo delle lamette ed è stato trasportato d’urgenza in ospedale mentre un terzo ha distrutto una intera camera detentiva. Tutto in un giorno.
“Sono state ore di tensione e solo grazie alla grande professionalità dei Poliziotti intervenuti si sono evitate delle tragedie”, spiega il segretario generale della UIL PA Polizia penitenziaria Sardegna Michele Cireddu. “E’ ormai un macabro susseguirsi di eventi critici e tutto ricade sulle spalle dei Poliziotti che lavorano nelle sezioni detentive. Questa volta in diverse sezioni i detenuti protagonisti hanno letteralmente messo a ferro e fuoco l’Istituto – racconta Cireddu -. Un detenuto ha appiccato un incendio nella camera detentiva ed è stato salvato per miracolo. Era infatti all’interno del bagno privo di sensi a causa del fumo ed è stata quindi determinante la prontezza dei Poliziotti che lo hanno portato all’esterno della camera per poi spegnere le fiamme che si erano propagate. Il detenuto è stato quindi trasportato d’urgenza in un ospedale esterno. Quasi in contemporanea un altro detenuto ha ingoiato delle lamette ed anch’esso è stato trasportato in ospedale esterno dove ha cercato di aggredire gli Agenti che lo scortavano: è stato necessario scoprire ulteriormente i presidi all’interno dell’Istituto per inviare rinforzi. Nello stesso momento un altro detenuto ha dato in escandescenza ed ha letteralmente distrutto la propria camera detentiva creando lo scompiglio in tutta la sezione. Sono state ore surreali di tensione, poteva verificarsi una tragedia, siamo preoccupati”.
Questi episodi – spiega il sindacalista – se pure certificano la grande capacità operativa del personale, mettono comunque a nudo le gravi difficoltà in cui sono costretti a lavorare gli agenti. “Uta – evidenzia Cireddu – è ormai un mix di detenuti problematici e facinorosi che stanno creando gravissime difficoltà all’intero dell’Istituto, non solo al personale ma anche agli altri detenuti che vorrebbero scontare la propria pena in maniera tranquilla ma sono costretti a scontare un “pena aggiuntiva”. Va rivista immediatamente l’organizzazione del lavoro attuale perché a nostro avviso non è improntata a concentrare la maggior parte delle risorse e delle unità nelle sezioni detentive dove ogni giorno il personale è esposto a rischi concreti ed è costretto ad accumulare un’estrema quantità di stress psico-fisico. Così non si può andare avanti! Se l’elettrocardiogramma dei vertici dell’Amministrazione sembra piatto non possiamo creare defibrillazioni solo ed esclusivamente ai Poliziotti che lavorano nelle sezioni detentive! Dal Dipartimento intanto non arriva nessun segnale, è urgente la nomina di un Provveditore che inizi un percorso di riorganizzazione di concerto con i rappresentanti dei lavoratori. Tra la riorganizzazione a nostro avviso serve l’invio di un Direttore e di un Comandante che si accorgano che la vera priorità a UTA è concentrare ogni sforzo ed ogni risorsa disponibile in favore del personale che lavora nelle sezioni detentive che permane in costante difficoltà”.
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