Il Banco di Sardegna chiude le sue sedi e lo fa, ancora una volta, prevalentemente in piccoli centri dove l’impatto negativo sulla cittadinanza è ancora più forte. Piccoli centri, dunque, nuovamente sulle barricate, dopo le chiusure di pochi anni fa, ben 50, che infersero un colpo tremendo ad altrettante piccole comunità in cui lo sportello di una banca è un centro che fornisce preziosi servizi che aiutano a limitare lo spopolamento o gli inutili spostamenti.
Nord, Centro e Sud della Sardegna colpiti indistintamente con alcune chiusure che interrogano profondamente sul senso di certe decisioni dell’istituto di credito. Soprattutto, ciò che lascia interdetti i sindaci e i territori, è che questa scelta va in controtendenza rispetto al fatto che oramai da anni le istituzioni nazionali e regionali hanno avviato importanti politiche di rigenerazione urbana e sociale dei piccoli centri, investendo cospicue risorse economiche per programmare azioni per attrarre nuovi residenti e creare di imprese a sostegno di un’economia che valorizzi anche a fini turistici, i prodotti e le specificità dei territori dell’interno.
“È chiaro – scrivono i sindaci dei piccoli centri colpiti dalle chiusure del Banco di Sardegna – che si vive in tempi di libera impresa in libero mercato, ma ci lascia basiti l’apparente inutilità della chiusura di sportelli che sono in attivo e che generano utili all’azienda e che certe decisioni dovrebbero essere commisurate anche a quanto l’azienda creditizia ha ricevuto dalle comunità interessate dalle chiusure”.
“Il Banco di Sardegna – proseguono i primi cittadini – ha una lunghissima storia di radicamento nell’isola e solo in seguito all’acquisto da parte del Gruppo Bper ha iniziato a mettere i centri urbani dopo calcoli di pura utilità. Ciò che sappiamo è che anche stavolta il Gruppo Bper ha deciso la chiusura di oltre 100 agenzie in tutta Italia e che ha chiesto alla dirigenza del Banco di Sardegna di individuare 20 sedi da chiudere in Sardegna. Non conta se le agenzie sono il fulcro dei servizi dei paesi sardi; non conta se anche quelle piccole e medie agenzie generano utili; no, conta solo l’idea di chi comanda nel Gruppo Bper che si devono chiudere le sedi”.
“Ma noi restiamo sorpresi – aggiungono i sindaci in rivolta – perché, data la rilevanza sociale ed economica che gli sportelli del Banco di Sardegna hanno nelle località in cui sono presenti, sarebbe legittimo attendersi una presa di posizione del secondo azionista del Gruppo Bper, la Fondazione di Sardegna, in difesa dell’isola. Abbiamo difficoltà ad accettare l’ineluttabilità di certe decisioni senza aver sentito levarsi una parola da parte dei dirigenti della Fondazione. Il Banco di Sardegna è nato con i soldi dei sardi ed ora che tutte le quote della proprietà sono state cedute e scambiate con altre del Gruppo Bper, resta il fatto che tutto origina dai soldi dei cittadini dell’isola il cui benessere dovrebbe essere posto prima di qualsiasi mero calcolo di piccoli o grandi vantaggi finanziari. Oggi siamo compatti nel levare una voce forte e decisa, contrari alle chiusure appena annunciate e a quelle che certamente seguiranno in un futuro non lontano”.
“Riteniamo invece – spiegano i primi cittadini – che il Banco di Sardegna, adempiendo alla funzione economico-sociale per la quale è nata, in linea con le politiche nazionali e regionali e alle tendenze sociali e culturali in corso, dovrebbe in sinergia con le istituzioni locali, avviare un percorso di investimenti nei piccoli centri della Sardegna, che ancora oggi sono il vero motore economico dell’isola. Pensiamo che la Regione Sardegna, avendo ai sensi dello Statuto la potestà legislativa in materia di credito, dovrebbe aprire un tavolo di confronto alla ricerca di soluzioni che sostengano il credito in funzione delle piccole e medie comunità dell’isola, così gravemente penalizzate dal costante impoverimento dei servizi primari di sostegno ai cittadini e alle imprese locali. Riteniamo che vi sia il dovere della classe dirigente della Sardegna di essere unita nel contrasto alla chiusura di queste agenzie del Banco di Sardegna e siamo certi che con un serio confronto si potranno trovare le migliori soluzioni per impedirle”.
Queste considerazioni sono la sintesi dell’incontro tenutosi nella giornata di ieri a Cagliari, tra i sindaci interessati dalle prossime chiusure e le organizzazioni sindacali, i quali all’unanimità hanno convenuto di avviare una vertenza nei confronti del Banco di Sardegna, della Fondazione di Sardegna e della Regione, per la salvaguardia e il potenziamento dei servizi primari nei centri urbani dell’isola. In particolare, sono state pertanto programmate le seguenti azioni: sensibilizzazione di tutti gli enti locali della Sardegna per sostenere l’azione di rivendicazione avviata per la salvaguardia e il potenziamento dei servizi al credito nei comuni sardi, in considerazione del fatto che questa è solamente la prima razionalizzazione di un programma di chiusure molto più ampio; avvio delle interlocuzioni con il Consiglio regionale affinché venga approvato un ordine del giorno a sostegno della vertenza, che impegni il Presidente della Regione Solinas ad avviare un tavolo di confronto tra Banco di Sardegna, organizzazioni sindacali, ANCI e Fondazione di Sardegna per programmare politiche che sostengano il credito in funzione delle piccole e medie comunità dell’isola e per impedire il ridimensionamento dei servizi nelle realtà rurali della Sardegna; organizzazione nel breve periodo assieme a sindacati regionali una manifestazione che porti all’attenzione dell’opinione pubblica le rivendicazioni suddette e il malessere nei confronti delle azioni di ridimensionamento avviate dal Banco di Sardegna.
Si chiede quindi al presidente dell’ANCI Emiliano Deiana, in qualità di rappresentante dell’Associazione dei Comuni Sardi, di condividere le suddette rivendicazioni e di rappresentarle a nome di tutti i sindaci che hanno sottoscritto questo documento, avviando di concerto con i sottoscrittori e le organizzazioni sindacali, le azioni di protesta programmate, per poter salvaguardare e potenziare i servizi primari in tutti i centri urbani della Sardegna.
A firmare il documento, i sindaci: Patrizia Carta di Abbasanta; Damiano Mulas di Anela; Daniele Arca di Bultei; Antonio Ruiu di Cargeghe; Terenzio Schirru di Gesico; Nello Cappai di Guamaggiore; Paolo Chessa di Mara; Renzo Ponti di Nurachi; Michele Carboni di Nughedu San Nicolò; Stefania Piras di Oniferi; Giacomo Contini di Putifigari; Gianni Tatti di Ruinas; Marco Pisano di Siddi; Antonio Forci di Silius; Biagino Atzori di Sini; Maria Sebastiana Moro di Tramatza; Martino Picchedda di Turri.
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