Ammontano a circa due milioni di euro le perdite per i produttori di carciofi in soli quattro giorni di blocco dei trasporti. Solo da Samassi, dove in questo periodo è concentrata la maggiore produzione di carciofo tardivo, partono ogni giorno per la Penisola 11 – 12 articolati con un totale di circa 600mila carciofi e un valore di circa 300mila euro.

Lo fa sapere la Coldiretti Sardegna in una nota in cui esprime apprezzamento per “il grande senso di responsabilità del raggruppamento “Protesta autotrasportatori sardi”, che pur continuando la sacrosanta battaglia per il rincaro prezzi ed in particolare del gasolio che sta mandando in tilt il comparto, ha accolto il grido di dolore arrivato dal mondo delle campagna per i gravi danni conseguiti in seguito al blocco dei porti”.

“Come hanno sottolineato gli autotrasportatori e i soci di Coldiretti Sardegna, la battaglia è di tutti per questo è fondamentale portare avanti una rivendicazione unitaria e non danneggiare altri comparti, come purtroppo è avvenuto in questi quattro giorni di protesta estrema che ha lasciato nei porti ingenti quantità di prodotti agroalimentari freschi – scrive la Coldiretti.

Le produzioni di carciofo in Sardegna in questo periodo si stimano intorno ai 20 – 25 milioni di euro. In quattro giorni è stata di circa 500mila euro la perdita della cooperativa La Collettiva di Samassi che conta circa 100 conferitori. Di oltre 150mila euro la perdita riscontrata in questi quattro giorni dalla cooperativa di Masainas.

Ma le perdite riguardano anche altri settori, come quello degli asparagi ad esempio, prodotto di nicchia che in questo periodo sta andando alla massima produzione e raddoppia la produzione di giorno in giorno. La cooperativa Pro.Orto.Asso di Nuraminis che conta 35 soci, stima una perdita di circa 100 mila euro.

“La crisi sta pervadendo tutto il tessuto economico sardo – sottolineano da Coldiretti Sardegna che ieri ha lanciato un appello con i propri soci per dare il via libera alle esportazioni almeno dei freschi –. Il mondo agricolo non ne è esente, già provato anche dai blocchi del mangime dovuti alla guerra in Ucraina oltre che dal caro materie prime, non riesce a sopportare anche la mancata vendita dei propri prodotti, ed in particolare di quelli deperibili che ovviamente vanno buttati insieme al lavoro e alle spese di produzione”. “Nonostante la disperazione dovuta a questa situazione critica, è fondamentale – secondi i soci di Coldiretti Sardegna – mantenere l’unità e portare avanti proteste efficaci che uniscano e non dividano, andando a favore di chi specula. Tra l’altro con gli autotrasportatori il mondo delle campagna ha sempre lavorato e collaborato fianco a fianco ed è un settore sempre sensibile alle calamità agricole, ultima in ordine di tempo per gli incendi del Montiferru”.

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