Non si fermano le polemiche sul caso Dostoevskij. Nella giornata di ieri, lo scrittore e russologo Paolo Nori, incaricato dall’Università Bicocca di tenere quattro lezione sul gigante della letteratura contemporanea, ha ricevuto una mail dall’Ateneo milanese piuttosto singolare.

“Caro professore, il prorettore alla didattica ha comunicato la decisione presa con la rettrice di rimandare il percorso su Dostoevskij. Lo scopo è evitare qualsiasi forma di polemica, soprattutto interna, in questo momento di forte tensione”. Dopo che Nori ha raccontato tutto sul suo profilo Instagram, la vicenda ha fatto il giro del web, suscitando l’indignazione di tanti intellettuali, letterati, studenti, autori e appassionati. Così la rettrice Giovanna Iannantuoni ha deciso di fare marcia indietro, scusandosi del “malinteso in un momento di grande tensione”.

Oggi, però, l’Ateneo ha rincarato la dose, come racconta lo stesso scrittore parmigiano. In sintesi, gli è stato chiesto di accostare alla figura di Dostoevskij quella di qualche autore ucraino, in un’ottica nonsense che vorrebbe a tutti i costi inserirsi nella questione, tragica, dell’invasione russa in Ucraina, ma che con il corso di Nori c’entra ben poco. Anzi, probabilmente il romanziere russo, con le storie dei suoi protagonisti, potrebbe spiegare meglio di chiunque altro la grave situazione che attanaglia l’Europa orientale in questo momento.

Di questo ne è convinto anche Matteo Porru, classe 2001 e vincitore della ventiquattresima edizione del premio Campiello Giovani con il racconto “Talismani”, che solo l’agosto scorso ha firmato l’approdo alla casa editrice Garzanti. “Trovo tutto questo delirante – dice il giovanissimo autore -. Paolo Nori è un gigante della letteratura italiana, ho avuto modo di conoscerlo e posso dire che ha una carica, una verve e una personalità fortissime. Mi intristisce che i più l’abbiano scoperto con questa storia”.

Proprio in questi mesi, Porru sta portando avanti il progetto letterario “Desideri universali”: sei giganti del Novecento, sei colonne portanti del pensiero occidentale, che verranno raccontati, scandagliati, illustrati e descritti agli studenti dei licei sardi. Tra questi Dostoevskij non c’è, ma per l’autore di origini sarde è imprescindibile. “Nel romanzo ‘I Fratelli Karamazov’ c’è tutto dentro, ‘Memorie dal sottosuolo’ non si tocca, è chiaro. Ma il migliore in assoluto per me è ‘I demoni’. Uno scrittore è grande quando riesce a racchiudere il tutto, e lui lo è stato, ai livelli di un immortale”.

Durante le prime lezioni tenute al liceo classico Dettori di Cagliari e al De Castro di Oristano, “è stato bellissimo, la cosa importante della letteratura è che ti deve arrivare, non bisogna farne un’autopsia”. Le basi, certamente, non devono mancare, ma “la lettura ti deve trasportare dentro una storia. Nel romanzo ‘I demoni’ io non ho niente a che fare con Anton, ma mi coinvolge, nel bene o nel male”.

Gli studenti, come racconta Porru, hanno recepito la lezione, con grandissimo entusiasmo. E forse, bisognerebbe ripartire proprio da qui.

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