La petizione contro lo schwa promossa dall’esperto linguista e docente universitario a Cagliari, Massimo Arcangeli, ha raggiunto ormai le 14mila firma. Tra le ultime si è aggiunta anche quella dello storico della lingua italiana, Francesco Sabatini, autore tra i più importanti manuali della materia.
Ma c’è di più, ad aver rilanciato la notizia sono stati anche due noti quotidiani inglesi, The Telegraph e The Times, di area più conservatrice. È quel che fanno notare i supporter dell’uso del segno linguistico, presentato in un’ottica di inclusività per tutti coloro che non si riconoscono nei generi femminile e maschile. “Come mai la notizia non è stata riportata dal Guardian o dalla BBC?”.
Intanto, il professor Arcangeli continua la sua battaglia, scrivendo sulla sua pagina Facebook: “Tanti giovani intelligenti che hanno compreso che lo schwa è solo fumo negli occhi (portato di élite intellettuali che parlano di cose che non hanno mai toccato con mano, di problemi che non conoscono, di questioni su cui non hanno mai scritto un rigo serio di approfondimento e di ricerca) continuano a scriverci”.
A dargli man forte un articolo pubblicato da poco sul sito della Treccani: “L’occultamento delle desinenze costituisce una forzatura del sistema. Forzatura che – nell’alimentare il nostro senso di appartenenza a una comunità ristretta in cui ci riconosciamo (di militanti per i diritti civili o di simpatizzanti verso la causa), o la nostra “distinzione sociale” (mostrandoci conformi alla “correttezza” sociale e politica imperante) – ci esilia dalla comunità più ampia di parlanti”.
D’altra parte c’è chi, come Maurizio Decastri, docente di Organizzazione aziendale all’Università di Roma Tor Vergata,scrive in una lettera al Corriere della Sera: “Un verbale tanto contestato e che ha una grave colpa, ossia l’aver cercato di includere non solo una minoranza non binaria, ma la maggioranza delle persone italiane, che sono di sesso femminile, e di rappresentare una popolazione eterogenea, senza avere la pretesa di imporre il genere neutro nella lingua italiana”.
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