Vengono chiamati hobbisti: creano le loro opere artigianali ufficialmente per hobby, senza sottostare a norme fiscali, amministrative e di sicurezza. Spesso però la passione è così forte che li spinge a far diventare quell’hobby un vero lavoro remunerato. Per cui occupano sempre più spesso con i loro prodotti in vendita gli spazi dei mercatini e delle fiere, creando una concorrenza spietata verso le imprese artigiane, che viceversa sono oberate di incombenze burocratiche e fiscali.
L’annoso tema della convivenza, negli stessi mercati, delle imprese e degli hobbisti si ripropone anche quest’anno in occasione delle festività natalizie e delle relative manifestazioni con evidenza sempre più preoccupante e sempre più spesso complice l’azione pubblica che incoraggia la pericolosa deriva di dar vita ad iniziative dove vengono inspiegabilmente sottratti spazi alle imprese regolari.
Gli hobbisti operano infatti nella completa assenza di regole e di controlli e stanno occupando punti strategici per il commercio, come mercatini – molti dei quali nelle località turistiche più rinomate in Sardegna – locali e strutture pubbliche anche di pregio e di grande visibilità, dove sono in grado di impegnare gli spazi con largo anticipo e talvolta pagare cifre importanti per l’affitto. Per questo la CNA Artistico e Tradizionale della Sardegna chiede un intervento forte in ambito legislativo, che – anche seguendo l’esperienza delle altre regioni d’Italia – ponga limite all’attività dei cosiddetti hobbisti, ovvero i creatori di opere dell’ingegno che non sottostanno a norme fiscali, amministrative e di sicurezza, generando una concorrenza sleale alle imprese artigiane.
“È urgente ed indispensabile che la figura dell’hobbista venga disciplinata con una legge regionale al pari di quanto accaduto, per esempio in Regioni come l’Emilia Romagna, la Val d’Aosta, la Lombardia, il trentino Alto Adige”, spiega Maria Antonietta Dessi, responsabile regionale della Cna Artistico e Tradizionale Sardegna. “E’ difficile credere che chi si presenta con stand di dimensioni notevoli, una quantità di prodotti ragguardevole e sul tavolo merce per un valore di migliaia e migliaia di euro si possa considerare un semplice amatore: ci siamo più volte trovati, negli ultimi tempi, nella paradossale situazione di dover rimarcare, anche a soggetti per proprio ruolo vicini alle imprese, l’ovvio concetto che gli hobbisti – oltre a non contribuire dal punto di vista fiscale – creano una concorrenza sleale, a danno delle imprese regolari”.
Gli hobbisti coprono attualmente in Sardegna spazi che un tempo erano appannaggio delle aziende regolarmente iscritte del settore artistico, tipico e tradizionale e che sono stati in parte lasciati da tutti coloro che, non riuscendo a reggersi come impresa, complice anche la pandemia, in relazione alla quale non hanno ottenuto ristoro alcuno, hanno chiuso bottega.
“Mentre in passato un artigiano operava per un certo periodo come amatore per poi avviare un’attività regolare, oggi può accadere purtroppo il contrario – spiega Maria Antonietta Dessì -. Spiace dirlo, ma molti piccoli imprenditori che non sono riusciti a vincere la battaglia contro contraffazioni, concorrenza sleale e chiusura prolungata delle attività, abbandonano per diventare hobbisti, nella certezza che non ci saranno conseguenze negative, da nessun punto di vista”.
In questa situazione la responsabilità di chi assiste inerme a questo fenomeno, pur avendo il compito di contrastarlo, è pesantissima: il rischio è infatti l’estinzione definitiva di un settore fondamentale che pur non vantando numeri di primaria importanza dal punto di vista economico, ha una valenza unica in termini di identità, di tradizione, di storia.
“Questo settore è il passato e il futuro di questa regione, ma non può sopravvivere in assenza di un’azione forte e decisa a suo sostegno” – spiega ancora Dessì -. Come CNA Artistico e Tradizionale chiediamo maggiori controlli e un intervento forte in ambito legislativo, che delimiti e disciplini in maniera chiara la figura di cui oggi discutiamo. Riteniamo doveroso porre un limite all’attività dell’hobbista e del creatore di opere dell’ingegno. Non è plausibile che un soggetto che dichiara di produrre dei manufatti per puro piacere, sia poi in grado di partecipare a decine di eventi durante l’anno. Non ci si spiega come questi sedicenti amatori che svolgerebbero l’attività unicamente come hobby, possano sostenere le gravose spese di partecipazione a un numero così rilevante di eventi e produrre in quantità tali da poter vendere sempre e ovunque”.
Infine, evidenzia la Cna, va sensibilizzato anche il consumatore finale: solo le imprese sono tenute a rispettare le norme in materia di sicurezza, igiene e ambiente, che davvero tutelano la persona e il pianeta. “Solo chi acquista da un’impresa regolare, contribuisce direttamente e indirettamente a mandare avanti l’economia di questo Paese. Anche l’atto di acquisto è un atto di grande responsabilità”, conclude Maria Antonietta Dessì.
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