Come sia possibile incrementare il turismo nelle zone interne della Sardegna è un tema che viene masticato da decenni da politici, intellettuali e amministratori locali. La realtà però è impietosa: se si escludono pochi esempi molto virtuosi – Barumini con il suo straordinario nuraghe, Baunei con la sua montagna a picco sul mare, Nuoro con la sua ricca offerta culturale, le Cortes apertas che portano movimento e attrazioni un giorno all’anno. I numeri parlano chiaro: pochi turisti, pochi affari e comuni che piangono.
La verità che prima o poi bisogna dire è che i nostri paesi sono brutti. Parafrasando Tolstoj, tutti si assomigliano fra loro, ognuno brutto a suo modo e ciascuno simile all’altro. Il motivo è da attribuirsi a un fenomeno storico, che ha cambiato per sempre il volto dell’Isola.
A partire dagli anni Sessanta la Sardegna è stata interessata da un fenomeno di maquillage di massa meglio noto come Piano di Rinascita. Da questa operazione studiata a tavolino, che nelle buone intenzioni della politica di allora doveva fare entrare il villaggio sardo nella modernità, è venuto fuori un mondo diverso. Dove i nostri paesi, fatti di povere case in pietra e di strade bianche, le così dette “bias sardas”, sono stati riqualificati attraverso le lenti di un’ingenua prospettiva di progresso: i blocchetti hanno preso il posto del granito, l’eternit quello della terracotta, il grattacielo non finito è diventato simbolo identitario.
Se si vuole rendere il paese sardo un luogo più attrattivo bisogna ripartire da qui: un’idea estetica. L’esempio assai virtuoso arriva da Orani. A trent’anni dalla morte del grande artista Costantino Nivola, sta partendo un suo importante progetto studiato per la sua comunità che mira a dare una nuova veste al centro storico attraverso pochi e semplici interventi, dove il filo conduttore è il verde del pergolato che unisce le pareti delle case dipinte tutte di bianco, e con lo zoccolo di colore blu mare.
L’operazione trasformerà il centro storico in un luogo unico dove lo spazio urbano, secondo i progetti di Nivola, acquisirà i caratteri di intimità dell’ambiente domestico, “creando un fondale propizio alla vita collettiva – spiegano dal Museo Nivola, dove sono raccolte le opere dell’artista e dove si può conoscere la vasta produzione artistica –. Soltanto la piazza principale doveva rimanere scoperta, enfatizzandone il tipico uso mediterraneo di grande stanza recintata della città”.
La bellezza salverà il mondo. Anche in Sardegna.
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