Stop al numero chiuso nelle università, e in particolare per Medicina, previsto dalla legge 264 del 2 agosto 1999. Lo chiedono i consiglieri regionali di Fratelli d’Italia Fausto Piga, Francesco Mura e Nico Mundula nella bozza del progetto di legge statale per abrogare le norme in materia di accessi ai corsi universitari.
“Una proposta che vogliamo condividere con tutte le forze politiche presenti nel Consiglio regionale e che auspichiamo diventi unitaria e trasversale”, dicono il primo firmatario Fausto Piga e i colleghi Mura e Mundula. “Riteniamo che il meccanismo del numero chiuso sia anacronistico, soprattutto in questo momento dove una programmazione miope ha portato ad una grave carenza di medici in Sardegna e su tutto il territorio nazionale. La pandemia ha reso evidente quanto sia necessario un sistema sanitario più solido e più finanziato”.
“La Regione Sardegna negli ultimi due anni ha già invertito la rotta, finanziando nuove borse di studio per la specializzazione di nuovi medici, e ora con la proposta di abolizione del numero chiuso vogliamo stimolare una riforma più ampia del mondo dell’università”, prosegue Fausto Piga. “L’abolizione del numero chiuso con selezione degli studenti attraverso l’effettivo merito, fondi nazionali per maggiori borse di specializzazione, assunzioni di professori e investimenti sulle infrastrutture per mantenere un adeguato livello didattico sono i capisaldi di una riforma organica e strutturata dell’università che dovrà sopperire defintivamente alla carenza di figure professionali in sanità e in altri settori”.
Nella mattinata di domani martedì 7 settembre 2021, nella sala stampa del Consiglio Regionale, il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia presenterà la bozza del progetto di legge statale: “Una proposta che si compone di un unico articolo, che cancella la legge sul numero chiuso per i corsi di laurea ad accesso programmato”, spiegano i consiglieri.
La Sardegna non è la prima regione a farsi promotrice di questa iniziativa: già i Consigli regionali di Sicilia e Veneto hanno sollecitato questo provvedimento. Ma l’iter è abbastanza lungo e tortuoso perché le Regioni possono solamente presentare al Parlamento le proposte sulle quali saranno chiamate a legiferare Camera e Senato.
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