Mastelli pieni di immondezza in mezzo alla strada. Marroni per l’umido, verdi per le bottiglie dei vicini locali, gialli per i cartoni di birra e di altri generi alimentari. Così si presenta, in una qualsiasi sera d’estate, l’ingresso dell’ex Teatro Civico di Cagliari, ex salotto della nobiltà cagliaritana che si affaccia nello slargo tra via Università e via De Candia. Zona di passaggio per i turisti che decidono di addentrarsi nel quartiere di Castello – senza alcuna segnaletica (tranne alcuni cartelli fatiscenti e illeggibili) che indichi i monumenti e i musei visitabili – per arrivare al Bastione di Saint Remy.
L’ingresso del vecchio Teatro Regio, fatto costruire con grande entusiasmo poco oltre la metà del Settecento dal barone Francesco Zapata di Las Plassas, è l’emblema dello stato di abbandono in cui da alcuni anni versa il quartiere storico cagliaritano.
Nel periodo d’oro, per la nobiltà cagliaritana avere un palco al Teatro Regio, specie se vicino a quello del re, era una specie di status symbol. Ecco perché le nobildonne usavano arredare i palchi ed ambivano ad averne uno sempre migliore. Fino a quando, con l’allargamento della platea nobiliare, i palchi al Civico non bastarono più ad accontentare tutti. E nel 1789, mentre a Parigi impazzava la rivoluzione francese, le nobildonne cagliaritane bisticciavano per un palco (la celebre “Guerra dei Palchi”).
Divenuta Teatro Civico nel 1831 dopo l’acquisto del Comune di Cagliari per la modica cifra di circa 30mila lire, la struttura, destinata all’opera lirica, è stata con il passar degli anni soppiantata da altri teatri cagliaritani molto più popolari, come il celebre Politeama Regina Margherita. L’ultima rappresentazione operistica risale al 1939, in occasione della visita ufficiale dei principi di Piemonte a Cagliari. Poi del Teatro Civico non si seppe più nulla fino al febbraio del 1943 quando fu raso al suolo dai bombardamenti alleati.
È stato l’ex sindaco di Cagliari Emilio Floris a voler fortemente la ricostruzione del Teatro Civico con un intervento di riqualificazione terminato nel marzo 2006 e costato alle casse pubbliche circa due milioni e mezzo di euro.
Eppure, dopo qualche sporadico utilizzo, il teatro è stato nuovamente e definitivamente chiuso. Oggi, a ricordare l’ennesimo spreco di storia di denaro pubblico ci sono i mastelli in bella vista. Emblema di un quartiere lasciato in balia di sé stesso e ormai irrimediabilmente invaso dall’aliga.
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