Da qualche anno in Sardegna sono in aumento i turisti che cercano qualcosa di autentico, lontano dai resort di lusso e dai classici stabilimenti balneari che hanno spopolato nell’Isola tempo fa. Niente feste mondane o alberghi costosi, i “nuovi turisti” vogliono immergersi nella sua cultura, nei suoi antenati e scoprirne i suoi lati nascosti.
L’Iglesiente, nel Sud Sardegna, è una delle mete turistiche che fa proprio al caso loro. Storica roccaforte di minatori, dov’è ancora possibile scorgere le costruzioni dismesse negli anni Sessanta, quest’area ha visto negli ultimi anni una crescita esponenziale per afflusso di turisti.
Soltanto nel mese di luglio 2021, sono stati 8.100 i viaggiatori (+30% sul 2019) che hanno scelto di visitare il sito minerario di Porto Flavia, un monumento di archeologia industriale inaugurato nel 1924, che ogni anno registra migliaia di presenze di turisti italiani e stranieri.
“Quest’anno abbiamo anche aperto l’accesso alla galleria superiore”, racconta il sindaco di Iglesias Mauro Usai, che si dice più che soddisfatto dell’aumento progressivo di visitatori.
“Abbiamo messo a sistema – spiega il sindaco – la visita in tutti e tre i siti minerari: siamo partiti con Porto Flavia, poi abbiamo acquisito la Grotta di Santa Barbara e la Galleria Villamarina. La fruizione dei siti minerari che si trovano sulla costa e quella del centro storico, in cui è possibile visitare i musei, il cimitero monumentale, tra i primi realizzati in Italia, e conoscere la nostra storia e tradizione attraverso delle guide turistiche, ci hanno permesso di coniugare l’aspetto più paesaggistico con quello culturale”.
È stata questa, secondo Mauro Usai, la giusta chiave di lettura per garantire un maggiore afflusso di visitatori nella sua città. “I turisti di oggi – spiega il sindaco -, rispetto a quelli degli anni ’70-’80, cercano qualcosa di diverso, è inutile replicare modelli conosciuti, sebbene virtuosi, come il turismo extra-lusso, perché non è questo il nostro target. Noi abbiamo scelto di diversificarci con una proposta turistica prettamente culturale e questo è molto apprezzato, perché c’è voglia di scoprire qualcosa di nuovo”.
“Quando i turisti – prosegue il sindaco – concludono la visita a Porto Flavia e poi, con un pacchetto ad hoc, hanno l’accesso a vari musei e altri siti culturali presenti in città, si accorgono che Iglesias è un museo a cielo aperto”.
Ma c’è anche tanto sport in mezzo alla natura: dai trekking alla foresta del Marganai, che ospita alberi secolari e varie tipologie di fauna selvaggia, a quelli del cammino di Santa Barbara, fino all’arrampicata sullo scoglio di Pan di Zucchero, visibile dalle spiagge limitrofe e tappa immancabile nel tour lungo la costa.
Per un nuovo turismo, servono certamente anche nuovi turisti. E così è stato: “Se negli anni passati registravamo un maggior numero di visitatori nordeuropei, come inglesi e tedeschi – spiega il responsabile dell’Ufficio turismo di Iglesias Marco Vacca – quest’anno ci sono tantissimi francesi, ma anche tanti italiani”.
Il cambio di target è andato in concomitanza con il divampare della pandemia, che ha spinto i connazionali a riscoprire le bellezze naturalistiche e artistiche del proprio Paese.
“Sebbene – prosegue Vacca – nei mesi primaverili abbiamo sofferto la mancanza delle gite e in generale dei turisti che ogni anno visitano i nostri siti in quel periodo dell’anno, possiamo dire che questa pandemia ha avuto anche i suoi lati positivi.
Sono tanti infatti i visitatori italiani, abituati a percorrere tanti chilometri al giorno, che sono venuti appositamente a visitare Porto Flavia, perché sono proprio quei tipi di turisti che vogliono conoscere ed esplorare”.
Ma dietro i dati positivi, c’è anche tanto lavoro sulla comunicazione e, precisamente, sul digitale: “Se prima – spiega Vacca – le prenotazioni venivano effettuate telefonicamente, col rischio di perdersene qualcuna, oggi è possibile prenotarsi direttamente online sul sito di Iglesias Turismo. Siamo molto attivi anche sui social”.
Un modello che il sindaco di Iglesias chiama “esperienza turistica”, fatto di momenti di condivisione dalla prima all’ultima tappa del viaggio, e che negli ultimi anni ha dato i suoi frutti, dimostrando che un turismo alternativo, anche in Sardegna, è possibile.
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