Continua inarrestabile a Cagliari la moria di pubblici esercizi e imprese artigiane. In dieci anni nel capoluogo c’è stata una vera e propria ecatombe di locali. Dal 2011 al 2021 hanno infatti chiuso i battenti 856 pubblici esercizi a fronte di 388 nuove iscrizioni con un saldo negativo di 458 imprese con la perdita di circa 1.400 posti di lavoro tra titolari, coadiuvanti, dipendenti. Sono impietosi gli ultimi dati dell’Ufficio statistiche della Camera di Commercio cagliaritana, resi noti dal presidente del Comitato dei Quartieri  di Cagliari “Rumore no grazie” Enrico Marras.

Tre sono, secondo il comitato, le cause di questa debacle, fatta di locali meteora che sopravvivono mediamente una ventina di mesi e hanno spesso fatturati bassissimi: mancanza di professionalità, mancanza di capitali e soprattutto mancanza di mercato.

Nel capoluogo infatti c’è infatti un esercizio pubblico esercizio ogni 80 abitanti. Una enormità, visto che in Germania, se si tiene anche conto del reddito pro capite, quasi doppio rispetto a quello di Cagliari, il rapporto è di un pubblico esercizio ogni 850 abitanti.

“A girare per i quartieri di Marina e Stampace di notte, tra chiassosi commensali e stradine assiepate pericolosamente di gente incauta verso il Covid, si può ricavare l’impressione che la città abbia trovato uno sbocco per delineare un futuro per la claudicante economia urbana – scrive Marras -. Niente di più sbagliato! I numeri sulla nascita e sulla morte delle piccole imprese, ancora una volta, esprimono sferzanti scudisciate su quanti si ostinano a non capire e a cospargersi gli occhi di grasso per non vedere una realtà fatta in larga misura di imprese deboli, di precariato, di lavoratori sottopagati e assai spesso privi di tutele assicurative e sindacali”.

“In questi anni abbiamo assistito a una corsa forsennata e illegittima, soprattutto in quartieri assordati e sempre più invivibili come Marina e Stampace, a trasformare ogni buco e ogni metro quadro di area comunale in pubblico esercizio, secondo una logica insensata e irresponsabile che ritiene che all’aumento dell’offerta consegua con certezza  l’aumento della domanda – prosegue Marras -. E questo in un mercato che ha visto il potere d’acquisto delle famiglie contrarsi di 9 punti rispetto all’avvio della crisi del 2008. A tutt’oggi solo in parte recuperato. Manca un Progetto di qualificazione e sviluppo dell’economia urbana.  Lo spontaneismo dilettantesco della Giunta Truzzu crea disastri e aggrava l’invivibilità del Centro storico sulla scia delle politiche delle precedenti Giunte”.

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