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Sostenere il rilancio del Porto industriale di Cagliari ed evitare che lo stesso cada sotto l’influenza della Cina, già pronta a prendere il controllo dei porti strategichi europei per aggirare le normative sulla tracciabilità e sulla certificazione d’origine delle merci.

È quanto afferma il deputato Andrea Vallascas di L’Alternativa c’è in un’interrogazione al Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili in merito al futuro del porto industriale di Cagliari.

“L’infrastruttura – spiega Vallascas – sta attraversando una fase difficile dopo l’abbandono nel 2019 del concessionario che ha portato al licenziamento di 207 lavoratori, a cui si aggiunge un indotto stimato in 700 operatori, tra società di servizi portuali, manutentori, agenzie marittime, società di import-export”.

“L’assenza di una visione strategica – prosegue – non solo potrebbe mettere a repentaglio le prospettive di ripresa dell’infrastruttura, ma potrebbe renderla vulnerabile rispetto alle dinamiche mondiali del settore dei trasporti e della logistica con particolare riguardo all’acquisizione crescente dei porti europei da parte di società e operatori cinesi interessati ad aprire de varchi verso l’Europa per merci contraffatte”.

“A questo proposito – aggiunge – Unione europea e Ocse hanno lanciato l’allarme sulle dimensioni del traffico di merci contraffatte che ha raggiunto a livello globale la cifra record di 460 miliardi di euro. A preoccupare è che oltre il 79 per cento dei prodotti che vengono sequestrati sui container provengono proprio dai porti di Cina e Hong Kong”.

“La merce entra in Europa principalmente attraverso la Germania, i Paesi Bassi e il Regno Unito. Ma, negli ultimi anni, la Cina sta acquisendo una posizione dominante a livello mondiale nel trasporto su navi e nel controllo delle principali porte d’accesso in Europa: da Trieste, a Genova, Valencia, Rotterdam, Bilbao e Zeebrugge. Dietro questo crescente interessamento, c’è il rischio che queste infrastrutture possano essere utilizzate anche per aggirare le normative in materia di certificazione e tracciabilità delle merci con grave danno per le economie e le imprese dei Paesi dell’Unione europea”.

“Proprio per questi motivi – conclude Vallascas – il Governo deve sostenere le attività di rilancio del Porto industriale di Cagliari e la ricerca del nuovo soggetto terminalista, nell’ambito di una strategia nazionale sui trasporti, anche per scongiurare che l’infrastruttura cada sotto l’influenza di società alla ricerca dell’ulteriore varco in Europa per merci contraffatte”.  

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