La realizzazione di Einstein Telescope a Sos Enattos è ufficialmente uno dei progetti del piano di investimenti presentato dalla Regione Sardegna nell’ambito del Recovery Fund. “Si tratta di un progetto strategico che avrà un grande impatto sull’economia e lo sviluppo dell’Isola, per questo motivo abbiamo deciso di sostenerlo con un importante investimento” annuncia il presidente Christian Solinas.
L’investimento della Regione sarà di 300 milioni di euro, a fronte di un costo di realizzazione totale di 1,7 miliardi che saranno coperti, per la parte restante, da fondi nazionali ed europei. L’impatto economico complessivo è stato calcolato in 6 miliardi di euro nei nove anni necessari per la costruzione, più un valore annuo di circa 127 milioni di euro e oltre 700 posti di lavoro quando entrerà in funzione. Come sede dell’infrastruttura, la Sardegna beneficerà di una parte rilevante di questo volume d’affari: a regime il 50-60% dell’impatto è previsto ricadere in ambito regionale.
“Siamo in una fase cruciale – spiega il presidente Solinas – in Europa si sta, infatti, per decidere sull’ingresso di ET tra le grandi infrastrutture di ricerca su cui puntare nel prossimo futuro, e si sta lavorando alla valutazione dei siti candidati a ospitarlo per decidere dove sarà realizzato. La credibilità della candidatura della Sardegna, che inizialmente sarebbe potuta sembrare debole, sta crescendo sempre più grazie alla grande collaborazione fra tutti gli enti coinvolti, fra cui la Regione, che è sempre stata in prima linea. Oggi aggiungiamo ulteriore forza a questa candidatura inserendola nel piano di investimenti del Recovery Fund. L’accesso ai fondi e la rapidità di spesa insita nel Recovery ci permettono di consolidare l’impegno della Regione Sardegna, che ha già finanziato la costruzione del laboratorio SARGRAV – di fatto il punto zero, il primo seme di Einstein Telescope (ET)” conclude il presidente della Regione.
Sono tre le carte vincenti della Sardegna in questa competizione: le caratteristiche ambientali uniche, la reputazione già consolidata come luogo di ricerca all’avanguardia, la volontà politica di investire fondi importanti.
Che cos’è Einstein Telescope
Einstein Telescope (ET) sarà l’osservatorio di onde gravitazionali di terza generazione, così definito perché la sua sensibilità permetterà di “ascoltare” un volume d’universo almeno mille volte superiore rispetto a quello osservato dalla rete attuale di rivelatori avanzati, Virgo e LIGO.
Lo studio delle onde gravitazionali è oggi uno dei settori di punta della ricerca fondamentale in fisica e astrofisica. La recente storica scoperta delle onde gravitazionali, avvenuta nel 2015 a cento anni dalla loro previsione teorica da parte di Albert Einstein, e premiata nel 2017 con il Premio Nobel a tre scienziati della collaborazione LIGO-Virgo, ha, infatti, aperto due filoni di ricerca completamente nuovi: l’astronomia gravitazionale e l’astronomia multimessaggera, che oggi quindi rappresentano settori di studio dell’universo completamente nuovi ed estremamente promettenti per le loro enormi potenzialità di scoperta e di sviluppo.
ET sarà, quindi, un’infrastruttura chiave per il futuro della ricerca, e lo sarà a livello mondiale, per di più in un settore in cui l’Italia è già leader grazie alle conoscenze e competenze maturate con l’esperienza del rivelatore Virgo, e nel corso della sua lunga storia di ricerca nel settore delle onde gravitazionali.
Inoltre, le sfide da affrontare per realizzare ET porteranno a sviluppi tecnologici e produrranno innovazione in campi che spaziano dalla sensoristica ad altissima sensibilità ai sistemi di controllo a basso rumore, dalla meccanica di precisione all’ottica quantistica, dai laser ad alta potenza all’intelligenza artificiale.
Un grande progetto europeo
L’idea di ET è nata in contesto europeo: ben 41 enti di ricerca e università, coordinati dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e dall’omologo istituto olandese Nikhef, hanno firmato l’accordo per il consorzio di ET.
Le altre istituzioni scientifiche italiane che hanno aderito al consorzio sono l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e le Università di Sassari e Cagliari. Circa 800 scienziati europei e di altri continenti hanno firmato la lettera di intenti a supporto del progetto ET.
Il Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) supporta la candidatura italiana di ET (in Sardegna) tramite un protocollo di intesa con INFN, Regione Sardegna e Università di Sassari, finanziato con 17 milioni di euro.
La leadership dell’Italia in questo progetto nasce da una combinazione di fattori culturali e scientifici, ma anche ambientali offerti dalla nostra regione.
Perché ET in Sardegna
ET sarà un osservatorio sotterraneo, installato all’interno di un tunnel a geometria triangolare, di circa 10 km di lato, collocato a circa 200 metri di profondità. ET dovrà eseguire misure di altissima precisione e deve quindi essere costruito in regioni a basso rumore sismico, sia di origine naturale (attività sismica) che antropica (attività umane, industriali, produttive, trasporti). La geologia del sito deve permettere perciò una costruzione stabile di grandi caverne, poco soggetta alla presenza di acqua sotterranea.
Queste caratteristiche rendono la Sardegna la regione ottimale per la realizzazione di ET. Nonostante l’altro sito in lizza, situato nella zona del Limburgo e proposto dal gruppo olandese di Nikhef, si trovi in una zona dall’alto valore strategico e politico, la Sardegna, e la miniera di Sos Enattos nello specifico, presentano caratteristiche fisiche ambientali uniche e incomparabili: attività sismica pressoché inesistente, presenza di graniti duri e stabili, densità abitativa fra le più basse in Europa, quindi rumore antropico bassissimo.
L’impatto economico e sociale
L’impatto economico sul territorio sarà molto importante: il valore totale dei flussi annui di transazioni associate, equivalente al totale del volume d’affari, dato dalla somma di domanda diretta e indotta nei 9 anni di costruzione, è stimato in oltre 6 miliardi di euro. In termini di occupazione, l’effetto totale nei 9 anni di costruzione è stimato in 36.085 unità di forza lavoro sul sito sardo. A regime, la struttura occuperà 160 unità permanenti, alimenterà un cospicuo mercato locale e nazionale di beni e servizi di alto contenuto tecnologico e promuoverà la nascita di spin-off.
Il funzionamento di ET genererà un valore annuo di circa 127 milioni di euro e avrà un impatto sull’occupazione, tra effetti diretti e indotti, stimato in oltre 700 unità annue, escludendo i dipendenti.
L’impatto economico di ET coinvolgerà le aziende sarde dei servizi di accoglienza, ristorazione e catering, servizi di pulizia, rivendita al dettaglio e ingrosso, servizi di sicurezza, servizi di manutenzione dell’infrastruttura, degli impianti tecnologici e dei software, combustibili per il riscaldamento, energia elettrica.
All’impatto socio-economico appena descritto si aggiunge un ulteriore impatto sulla società legato alla produzione scientifica, all’innovazione e al trasferimento tecnologico, alla crescita del capitale umano, alla attrattività scientifica del sito.
Il cronoprogramma
La fase preliminare di realizzazione di ET è di fatto iniziata, in particolare con la costruzione del laboratorio SARGRAV a Sos Enattos, che in questo momento sta svolgendo studi preliminari funzionali alla certificazione del sito, con il supporto della Regione e il coinvolgimento delle Università di Sassari e Cagliari, INFN, INGV: è, in pratica, il livello “zero” di ET, il seme iniziale di Einstein Telescope.
Le future principali tappe del progetto sono le seguenti:
– Progettazione (2022-2024)
– Scavi e infrastrutture (2025- 2028)
– Costruzione e messa in funzione (2029-2031)
L’uso combinato del Recovery Fund, di fondi regionali RAS e di fondi MUR non vincolati temporalmente, saranno fondamentali per il rispetto di questo cronoprogramma.
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