In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, che quest’anno coincide con l’inizio del decennio per il rispristino degli ecosistemi programmato dall’ONU, è stato presentato a livello nazionale il Contratto di Costa e delle Zone Umide Costiere, nato all’interno del progetto Maristanis e sottoscritto il 5 febbraio 2021 da dieci comuni che con i loro territori cingono il golfo di Oristano.
Alla tavola rotonda organizzata dalla Fondazione MEDSEA, tenutasi online, sono intervenuti i rappresentanti delle istituzioni coinvolte del Contratto di Costa e alcuni fra i più importanti protagonisti della ricerca e delle politiche ambientali in Italia. Lorenzo Ciccarese, responsabile del settore Gestione e Conservazione della Biodiversità per l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha spiegato come il Contratto di Costa vada a incastonarsi perfettamente nella Strategia Europea sulla Biodiversità 2030 e negli impegni che l’Italia prenderà in materia ambientale nel corso del G20 previsto a Venezia a partire dal prossimo 20 luglio. Sostenere la valorizzazione dei territori attraverso la tutela delle risorse naturali è oggi l’unica direzione possibile. Il territorio di Oristano si è mosso per tempo, e coinvolgendo le comunità e i privati sarà capace di ottenere eccellenti risultati sia per l’ambiente che per la collettività”, ha affermato Ciccarese.
La sua visione strategica è stata poi declinata concretamente da Alessandro Ciccolella, direttore dell’Area Marina Protetta di Torre Guaceto, che ha avuto modo di illustrare le similitudini esistenti fra il golfo di Oristano e la costa salentina. Qui l’area marina protetta si affaccia su un territorio fortemente caratterizzato dalla produzione agricola e dalla pesca. La creazione del Parco e l’attività di valorizzazione del territorio rurale realizzata dall’area protetta hanno permesso, grazie alla nascita di due presidi Slow Food e di un marchio per i prodotti agricoli e ittici, di promuovere parallelamente la conservazione ambientale e lo sviluppo sostenibile.
Massimo Bastiani, coordinatore del Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume, l’assemblea che racchiude tutte le esperienze di governance partecipata dei corpi idrici, si è occupato invece di raccontare il dialogo costante intrattenuto dal Tavolo Nazionale con il parlamento italiano ed europeo, e le ottime prospettive di supporto concreto previste per i territori che hanno abbracciato la filosofia dell’amministrazione condivisa degli aspetti ambientali del territorio.
Per la Fondazione MEDSEA, che insieme ai comuni, la Provincia di Oristano e la Regione Sardegna, è stata al centro della costruzione del Contratto di Costa, sono intervenuti Piera Pala, Francesca Etzi e Giuseppe Dodaro, che ha moderato l’incontro. “Il percorso che ha portato alla nascita del Contratto è durato un anno e mezzo, ma adesso il golfo di Oristano fa parte delle avanguardie che in Italia come in Europa, e presto nel mondo, saranno allineate nell’affrontare le sfide ambientali che attendono i decenni futuri. Conservazione della natura e sviluppo sostenibile possono e devono procedere parallelamente”, ha detto Dodaro, dopo aver illustrato insieme alla collega il processo e la natura del contratto sottoscritto lo scorso febbraio.
Il Contratto di Costa è uno strumento volontario di partecipazione negoziata e partecipata. Al momento è adottato da undici regioni italiane con più di 93 contratti in lavorazione e undici già stipulati. Sei i macro-obiettivi che il Contratto si propone di raggiungere nell’oristanese. Tra questi il miglioramento dello stato ecologico delle zone umide di importanza internazionale (siti Ramsar), la tutela e la conservazione della biodiversità del territorio, la riqualificazione del paesaggio naturale e urbano e la valorizzazione del patrimonio culturale.