agnello-sardo-igp-nelle-mense-universitarie-di-sassari

La Pasqua si avvicina ed è iniziata la corsa nelle rivendite alimentari per le spese del pranzo che quest’anno, come nel 2020, sarà più ristretto e solitario. Piatto più gettonato nell’isola? Il classico agnello. Attenzione però, perchè non tutti gli agnelli che si trovano nei banchi frigo sono nostrani: uno su due infatti non viene da Romania, Ungheria, Grecia e Spagna. È quanto emerge da una indagine dei Consorzi di Tutela delle tre Igp Agnello di Sardegna, Abbacchio Romano e Agnello del Centro Italia e di Coldiretti Sardegna. Gli agnelli, denuncia l’associazione di categoria, arrivano vivi in Italia, dopo lunghi viaggi, spesso ammassati, senza acqua e senza il minimo rispetto del benessere animale.

“Come Consorzi abbiamo intensificato i controlli e coordinato gli agenti vigilatori delle tre Igp per smascherare eventuale frodi – spiega Battista Cualbu presidente di Coldiretti Sardegna e del Consorzio di tutela dell’agnello di Sardegna Igp – Nelle scorse settimane abbiamo scoperto e segnalato alle autorità competenti soprattutto siti di e-commerce in cui l’origine degli agnelli era ambigua: indicavano contemporaneamente 10 Paesi di nascita, allevamento e macellazione”.

Appello ai consumatori. “È fondamentale – sottolineano i presidenti del Consorzi di tutela dell’Abbacchio Romano, Natalino Talanas, e dell’Agnello del Centro Italia, Virgilio Manini – prestare la massima attenzione all’etichetta nel momento dell’acquisto e prediligere quelli marchiati Igp, gli unici sicuri che sono nati, allevati e macellati in Italia con metodi di allevamento che seguono un disciplinare”. Secondo il report, per Pasqua in Italia vengono macellati circa 550mila agnelli. Di questi il 34 per cento, 185 mila, sono marchiati Igp, dei quali circa 130mila di Sardegna, 35mila di Abbacchio Romano e 20mila del Centro Italia. Sono invece made in Italy non Igp 65mila agnelli mentre 300mila sono di origine estera.