Una nanoparticella a base di carbonio per modificare le condizioni di replicazione del coronavirus, mandandolo in tilt. E’ l’intuizione degli esperti del Laboratorio di Scienza dei Materiali e Nanotecnologie dell’Università di Sassari, con la partnership di Porto Conte Ricerche e di Sardegna Ricerche che hanno osservato che sul vetrino in laboratorio è stato possibile bloccare il virus.
“Siamo al ‘modello zero’. Ad una fase embrionale – spiega il professor Plinio Innocenzi in un quotidiano sardo -. Prima di poter affermare di aver trovato la cura per arginare l’avanzata del Covid, la strada è ancora lunghissima. Abbiamo una eccellente base di partenza, questo sì – aggiunge -. Possiamo dire che, in condizioni ottimali, all’interno di un laboratorio, dove tutto è perfetto, con l’esclusione di ogni variabile, il nostro esperimento ha sempre funzionato. Cioè ha bloccato sempre il coronavirus e non ha danneggiato le altre cellule. Ha dimostrato un’azione antivirale senza risultare tossico”. Il prossimo passo è brevettare l’invenzione. Poi ci sarà la pubblicazione e occorreranno risorse per verificare l’efficacia della nanoparticella di carbonio anche al di fuori del laboratorio.
Gli scienziati sassaresi sono arrivati a questi risultati in un anno: “Non appena è iniziata la pandemia – racconta Innocenzi – il laboratorio si è messo all’opera. Il nostro ambito sono i nanomateriali, e abbiamo sempre pensato che avessero delle proprietà antivirali. Il progetto “Nano 4 Covid” nasce da questa intuizione, e il salto di qualità c’è stato quando la Regione e Porto Conte Ricerche hanno puntato su di noi ed è nata questa sinergia”.