“Dare”, nel significato in italiano, oppure osare, in quello in inglese. E’ il titolo del nuovo album di Mario Biondi uscito il 29 gennaio.
“Ho trovato una grande sincronia tra le due lingue: ‘dare’ è un atto di grande forza, ma ci vuole coraggio per farlo. Nella mia vita ho fatto della parola dare una sorta di mantra e di modus vivendi”.
Il disco, che esce il giorno dopo il suo 50/o compleanno, unisce lo stile degli esordi, marcatamente jazz e soul, a sonorità ancora poco esplorate, tra funk, disco, pop, perfino con passaggi rock. Per andare oltre i generi, “perché la musica è bella, al di là dei timbri che gli mettiamo sopra”. Ad accompagnarlo in questa avventura (16 tracce con 10 brani originali, 2 remix e 4 reinterpretazioni di grandi successi come Strangers in the Night resa celebre da Frank Sinatra, Cantaloupe Island di Herbie Hancock, Jeannine di Eddie Jefferson e Someday We’ll All Be Free, rivisitazione in chiave jazz dell’inno soul di Donny Hathaway, “una responsabilità grandissima andare a toccare gli standard, ma mi sono dato la patente per farlo”) ci sono amici vecchi e nuovi come Dodi Battaglia, Il Volo, la band londinese degli Incognito, la cantante e pianista jazz tedesca Olivia Trummer, ma anche i musicisti con cui Mario ha raggiunto il successo a metà degli anni 2000 (The Highfive Quintet di Fabrizio Bosso) e la sua attuale band che da anni lo accompagna in tutto il mondo.
“Festeggio il mio compleanno con questo album. A 50 anni tengo i piedi nel presente, ben saldi – racconta il crooner, circondato dalla sua numerosa famiglia, facendo una sorta di bilancio per il traguardo del mezzo secolo di vita -. Ho fatto sbagli sì, chi non li fa, ma non ho rimpianti. E ho ancora tempo per rifare le cose che non sono andate bene. L’unica cosa di cui sono certo è di essere sempre me stesso: non c’è un Mario sul palco e uno fuori”.
Incognita, intanto, sui due live in programma il 14 e il 16 marzo a Roma e Milano. “Noi vogliamo esserci, anche in condizioni difficili.
Un anno di stop si sente, non è semplice rimettersi in gioco ed essere fluidi. Ma siamo pronti”. Per un’unica cosa Biondi “ringrazia” la pandemia: “mi ha concesso più tempo per la mia famiglia e i miei figli (nove, l’ultima, Maria Etna, è nata 4 mesi fa, ndr). Ma mi ha anche tolto definitivamente alcune amicizie”.
E nel giorno in cui Sanremo è tornato prepotentemente alla ribalta, anche con le prese di posizione dei ministri Franceschini e Speranza che dicono no al pubblico in sala, Biondi – che quel palco lo ha calcato nel 2018, arrivando penultimo ma portando con sé ‘solo bei ricordi’ – spezza una lancia a favore della manifestazione. “Io non vorrei fare a meno di Sanremo. Sono italiano e ci tengo. Mi auguro che si trovi una quadra, anche sulle presenze in platea. Per un artista non è semplice cantare senza un pubblico davanti. Qualcosa che appaghi l’occhio credo sia fondamentale, anche pochi ma buoni, perché no”. In generale, si dice “dispiaciuto di vedere questa instabilità governativa, mi mette tristezza questo bailamme con scontri poco edificanti e per niente utili”.
Sul finale, immancabile la torta con tanto di candeline e un video con i messaggi di auguri di Fabrizio Bosso, Renato Zero, Dodi Battaglia, Sarah Jane Morris, Gigi D’Alessio, Alessandro Borghese, Roby Facchinetti, Nina Zilli, Il Volo, Nek, Red Canzian, Gianni e Chiara Bella, Giulio Golia, Alain Clark, Roy Paci, Jeff Cascaro, Al Bano, Raphael Gualazzi.