La prima legge salva-imprese approvata dal Consiglio regionale sardo nel luglio scorso aveva stanziato quasi 200 milioni di euro per far fronte alla crisi economica legata all’emergenza Covid-19. Ad oggi solo il 30% – quindi sessanta milioni circa – sono usciti dalle casse della Regione. La denuncia è contenuta in una mozione del vicepresidente della commissione Bilancio Cesare Moriconi (Pd) che chiede un dibattito in Aula e che il presidente della Regione riferisca su quali interventi attuare per “sbloccare questa legge in tempi rapidi e certi”.
Nel documento sono indicate tutte le voci di spesa – per un ammontare complessivo di 140 milioni circa – non ancora erogate. A partire dai 63,5 milioni del Fondo Resisto per sovvenzioni a imprese e lavoratori “incagliati in una serie interminabile di modifiche dei criteri e delle modalità di attuazione della legge”. Ancora, 1,2 milioni per lo scorrimento delle graduatorie dei progetti di inclusione rivolto alle donne in stato di disagio non è stato speso e “non c’è traccia” dell’avviso Aspal per la spesa dei 4 milioni destinati a lavoratori con contratti flessibili. Poi, i 7,3 milioni per la concessione di una indennità una tantum a favore dei lavoratori autonomi. Non risultano spesi, inoltre, i 4,5 milioni per il sostegno dei giovani agricoltori.
“Se la Regione fosse un’azienda, oggi porterebbe i libri in tribunale – dichiara Moriconi – infatti mentre le aziende boccheggiano nella pandemia e l’opposizione in Consiglio regionale si prende la responsabilità di velocizzare la legislazione di emergenza, la Giunta regionale non accelera la spesa”. E, conclude, “la sensazione è che l’Esecutivo abbia agito senza bussola e senza uno studio approfondito degli effetti della crisi sul sistema produttivo e, quindi, distante da una corretta valutazione delle ripercussioni della crisi nei diversi settori economici e sociali isolani”.