Per fermare gli uomini violenti “assoldate un sicario: se vi beccano, ve la cavate con poco e costerà certamente meno di tutto quello che occorre per affrontare venti anni di indagini, integrazioni di indagini, procedimenti civili e penali, ri-vittimizzazione, altra violenza, economica, istituzionale”. Questo il ‘suggerimento’ postato su Facebook dalla consigliera comunale di Oristano Patrizia Cadau, ex candidata sindaca del M5S nel comune sardo. “Una provocazione”, precisa Cadau, “ma alla luce di quello che succede, a questo punto, non escluderei l’opzione”. Il riferimento è all’ultimo caso di omicidio-suicidio verificatosi a Padova, dove un padre ha assassinato i suoi due figli prima di togliersi la vita. L’uomo, come raccontato dal nonno dei due adolescenti, sarebbe stato segnalato ai carabinieri più volte dalla ex compagna.
“Ho scritto quelle cose – dice Cadau – per denunciare l’imbarazzante vuoto istituzionale su questo tema. La politica non fa abbastanza e il codice rosso non è una misura sufficiente. L’emendamento Giannone alla legge di bilancio che prevedeva un fondo per le vittime di violenza è stato rigettato”. Secondo la consigliera di Oristano “la violenza di genere non viene trattata con la gravità con cui vengono trattati gli altri reati e questo determina anche un vuoto culturale”: “Si parla molto di violenza – prosegue – ma non la si capisce, non si ascoltano le vittime: il male di cui soffre una vittima di violenza deve essere ‘taciuto’ perché quando denunci, stai denunciando le istituzioni che hanno fallito, la gente attorno che fa finta di non accorgersene”.
Alcuni mesi fa Cadau ha deciso di rendere pubblica la sua storia, condividendo sui social alcune foto che la ritraggono con lividi e occhi gonfi dopo un pestaggio: “L’ho fatto per lanciare un messaggio: sono ancora in attesa del primo grado del penale e ancora non è stato fatto interamente il mio esame. Le persone non possono restare imprigionate in questo”.
“L’accettazione sociale della violenza genera la presunzione di impunità e assoluzione, di continuare ad esercitare possessione e controllo e di decidere del diritto di vita o di morte, in questo caso, dei figli o della compagna. Il violento si sente impunito, coccolato, protetto da chi non ne prende le distanze, tanto ci sarà sempre una folla a dire che è esasperato, sofferente, una brava persona, che salutava sempre… E se la vittima non muore ci pensano le istituzioni a farla morire un pochino per volta”, conclude Cadau.
“Questo pomeriggio sono stata chiamata dall’Adnkronos, dal giornalista Antonio Atte , che ringrazio per la sensibilità e la grazia con cui mi ha chiesto alcune riflessioni relative alla violenza e che ha riportato senza stravolgere nulla. In particolare mi ha chiesto conto per una provocazione scritta ieri, che è ovviamente una provocazione. Un paradosso. Ma l’avevo aggiunto anche ieri che fosse tale. È chiaro a questo punto, che se non si capisce il senso di quanto spiego, si vuole ovviamente nascondere il problema, e quindi si è complici. Accusare le vittime di violenza di parlare, o peggio di denunciare che se parlano sono costrette a dieci anni minimo di prigionia istituzionale, accusarle di utilizzare le forme verbali della lingua per stigmatizzare abusi e soprusi da parte delle istituzioni, che invece sì, consentono qualsiasi libertà intimidatoria ai maltrattanti è quantomeno bizzarro, disonesto e violento”, è quanto scrive la consigliera del Comune di Oristano Patrizia Cadau.