Da chi soffre di bronchite a chi ha insufficienza renale o cardiaca, sono quasi 700.000, solo nei reparti di Medicina interna, le persone che hanno subìto gli effetti indiretti del Covid, vedendo saltare il ricovero a causa della pandemia. E, a esser penalizzati, sono soprattutto i malati cronici: a quasi 400.000 non è stata garantita assistenza ospedaliera.
A metterlo in luce è una stima della Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti (Fadoi), che partendo dai dati dei ricoveri ospedalieri del 2018, gli ultimi disponibili sul sito del Ministero della salute e basati sulle Schede di Dimissioni Ospedaliere, li ha confrontati con i pazienti assistiti nei reparti di medicina interna nel 2020. Una valutazione teorica, sottolinea la Fadoi, perché al momento non sono disponibili dati ufficiali sugli effettivi ricoveri per Covid, al di là degli aggiornamenti sui ricoveri quotidiani.
Nel 2018 erano stati 995.951 i ricoveri nei reparti di Medicina interna, di cui il 56% rappresentato da pazienti cronici. Anche se manca il numero complessivo dei pazienti Covid finora ricoverati da inizio pandemia, sappiamo che l’indicatore dei pazienti ricoverati è intorno al 5%. “Quindi, su un totale di circa 1,8 milioni di contagiati sarebbero fino ad oggi state circa 90.000 le persone ricoverate in ospedale nei reparti di area non critica per Covid. Di queste il 70% (63.000) hanno occupato le Medicine interne, restandoci in media circa il doppio dei ricoveri normali”, spiega all’ANSA Dario Manfellotto, presidente Fadoi e direttore di Medicina interna dell’Ospedale Fatebenefratelli dell’Isola Tiberina di Roma.
“I posti letto ospedalieri di Medicina interna in Italia sono 29.000 e solo un terzo dei letti sono stati in questi mesi disponibili per pazienti non Covid, per un totale di 299.000 ricoveri non Covid da fine febbraio a metà dicembre. Ciò significa che, in questi reparti, rispetto ai 995.951 del 2018, sono stati assistiti circa 696.950 pazienti no Covid in meno a causa della pandemia”. Di questi, inoltre, il 56% sono malati cronici, che soffrono ad esempio di insufficienza cardiaca o renale o respiratoria: “ciò significa che ad oltre 390.900 malati cronici non si è riusciti a garantire assistenza”. A pesare sui numeri anche il fatto che il tempo medio di un ricovero Covid è di circa 14-20 giorni, circa il doppio rispetto a uno standard, la cui durata è in media di 9 giorni.
Questo problema, spiega Manfellotto, “nella seconda ondata lo vediamo un po’ in tutta Italia anche se in alcune regioni resta più critico, come quelle del Nord, ma anche Abruzzo, Liguria, Puglia, Campania, Lazio, Umbria e Toscana”. Difficile dire dove stiano questi malati. “Non erano ricoveri inappropriati e riguardavano soggetti fragili o con più di una patologia. Molti quindi è possibile che sino diventati malati Covid, molti sono deceduti nelle loro case o nella Rsa. Altri per fortuna – conclude – probabilmente non hanno avuto complicazioni grazie al fatto che sono rimasti bloccati e protetti a domicilio”.