L’aula del Senato ha approvato la risoluzione presentata dalla maggioranza sulla riforma del Mes e sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in vista del prossimo Consiglio europeo. Il documento ha avuto 156 voti favorevoli, 129 contrari e 4 astensioni.
Il premier Conte si dice “tranquillo” dopo le parole di Renzi al Senato. “Mi stanno aspettando a Chigi”, spiega ancora il premier lasciando Palazzo Madama.
“Vi anticipo, doverosamente ma con la massima cautela, che nelle ultimissime ore sembrerebbe che si intraveda uno spiraglio positivo nel negoziato” con Polonia e Ungheria sul Recovery fund. Lo dice il premier Giuseppe Conte nel suo intervento in Aula al Senato in vista del Consiglio europeo. “Vi invito alla cautela” sull’ipotesi di superare il veto sul Recovery fund “perché fino alla fine aspettiamo di leggere la proposta di una dichiarazione interpretativa, condivisa dai due Paesi, per quanto riguarda la condizionalità dello stato di diritto: non possiamo assolutamente rinunciare a quanto già riconosciuto e affermato sul tema, sarebbe assolutamente compatibile con gli obiettivi e i principi già affermati”. Lo dice il premier Giuseppe Conte nel suo intervento in Aula al Senato in vista del Consiglio europeo, parlando del negoziato con Polonia e Ungheria sul Recovery fund. “Ai temi all’esame di questo Consiglio europeo si potrebbe aggiungere quello della relazione futura tra Unione Europea e Regno Unito, a seguito degli ultimi sviluppi negoziali tra Bruxelles e Londra. Questa sera ci dovrebbe essere un ulteriore aggiornamento sul punto e vedremo quale prospettiva concreta si verrà a delineare nelle prossime ore”. Lo dice il premier Giuseppe Conte nel suo intervento in Aula al Senato in vista del Consiglio europeo.
“E’ importante che ci sia la massima coesione delle forze di maggioranza, è importante parlarsi, il confronto dialettico e la varietà di posizioni, ma anche superare in una sintesi superiore in uno spirito costruttivo, questa varietà di opinioni: non dobbiamo mai disperdere le energie e sempre concentrarci sugli obiettivi che ci stanno a cuore e che giustificano la nostra presenza qui, la nostra azione. La coesione ci consente anche di continuare a batterci in Europa” dice Conte nel suo intervento in Aula al Senato in vista del Consiglio europeo. “La coesione delle forze di maggioranza ci consente anche di continuare a batterci in Europa. Vi assicuro: ci metterò la più ferma determinazione nel fornire il giusto contributo critico e il coraggio necessario a sostenere il programma di riforme in corso e il processo di rinnovamento delle istituzioni europee che si preannuncia nella conferenza sul futuro dell’Europa, nella quale dovremo misurare la nostra capacità di incidenza e la nostra capacità rinnovatrice e per questo lanceremo una sfida ambiziosa agli altri governi europei”sottolinea il premier.
Al Senato l’intervento del leader di Italia Viva, Matteo Renzi: “I duecento miliardi sono una conquista ma anche una grande responsabilità: noi non scambieremo il nostro si alla proposta di governance con uno strapuntino. Non stiamo chiedendo che nella cabina di regia ci sia uno nostro. Il 22 luglio abbiamo chiesto una cosa: di fronte ai 200 miliardi da spendere o il parlamento fa un dibattito vero, oppure perdiamo la dignità delle istituzioni”. “Non va bene che ci arrivi alle 2 un emendamento alla manovra una proposta con manager al posto dei ministri: colleghi del Pd, eravamo nello stesso partito quando uno di noi firmò un ricorso alla Corte contro chi non voleva farci discutere la manovra. Allora era Salvini, ora è lo stesso. E’ una discussione essenziale per le istituzioni”. “La task force – ha detto ancora Renzi – non può sostituire il parlamento: dov’è il sindacato? Ma non è solo un problema di metodo, anche di merito. Come si fa a dare 9 miliardi alla Sanità”. “Io al governo misi 7 miliardi alla Sanità e si parlò di tagli, per me ce ne vogliono il doppio, il triplo”. “Dico una cifra: 36, quelli del Mes…”. “Siamo pronti a discutere ma non a usare la manovra come veicolo di quello che abbiamo letto sui giornali, compresi i servizi. Se c’è una norma che mette la governance con i servizi votiamo no”. “Se i suoi collaboratori telefonano ai giornali per dire che vogliamo una poltrona in più, sappia che se ha bisogno di qualche poltrona ce ne sono tre, due da ministro e una da sottosegretario, nostre a sua disposizione. Se invece vuole ragionare sul serio spieghi che questo non è un talk show, non è il Grande Fratello ma la politica”, ha detto ancora Renzi applaudito al termine del suo intervento anche dagli scranni della Lega.
“La Lega e tutto il centrodestra sono pronti a discutere” con il governo se al centro del confronto c’è “l’idea del futuro dell’Italia che abbiamo”, ad esempio sui temi della disabilità, della sanità, del lavoro, del futuro dell’industria e delle infrastrutture, come l’ex Ilva di Taranto o il Ponte sullo Stretto. Lo ha detto il elader della Lega Matteo Salvini in Senato durante le dichiarazioni di voto dopo le comunicazioni del premier Conte.
Via libera dell’Aula della Camera alla risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte in vista del prossimo Consiglio europeo. I voti a favore sono stati 314, i contrari 239, 9 gli astenuti. I deputati M5S Andrea Colletti, Pescarese, Pino Cabras, Fabio Berardini, Alvise Maniero, Maria Lapia, Francesco Forciniti hanno votato contro. “Votare sì vuol dire votare contro Conte e contro il Paese, la nostra è una scelta di coerenza”, è uno dei concetti che, ognuno di loro, sottolinea nel proprio intervento. Tutti gli interventi in dissenso pronunciati dai deputati del MoVimento 5 stelle contro la risoluzione di maggioranza nell’Aula della Camera vengono accolti da fragorosi applausi da parte dei deputati della Lega.
Sono stati 297 i voti a favore, 256 i contrari e sette gli astenuti nell’Aula della Camera sulla parte della risoluzione di maggioranza che impegna il governo “a finalizzare l’accordo politico raggiunto all’eurogruppo e all’ordine del giorno dell’eurosummit sulla riforma del trattato del Mes. A chiedere la votazione per parti separate era stato il deputato Gianluca Rospi del gruppo Misto. In questa specifica votazione la maggioranza ha perso voti rispetto a quella che inglobava la maggior parte della risoluzione, che raccolse 314 sì e 239 no Respinta la risoluzione dell’opposizione.
“Il governo – ha detto il premier in Aula – ha bisogno anche della massima coesione delle forze di maggioranza per continuare a battersi in Ue. Il confronto dialettico è segno di vitalità e ricchezza ma è senz’altro salutare che sia fatto con spirito costruttivo e che non ci distragga dagli obiettivi”. Iv, dopo aver ascoltato le comunicazioni del premier Giuseppe Conte alla Camera, ha firmato la risoluzione di maggioranza sulla riforma del Mes.
Le tensioni di ieri sul Recovery Fund. La ministra delle Pari Opportunità, Elena Bonetti, è arrivata a mettere sul piatto le proprie dimissioni sulla questione. “Io – ha detto a Radio Capital replicando sulla questione della task force -sarei pronta a dimettermi nel momento in cui non avrei più la possibilità di rispondere al giuramento che ho fatto. Ho giurato sulla Costituzione Italiana che prevede un processo democratico che deve essere tutelato e mantenuto. Nel momento in cui non fossi messa nelle condizioni di rispettare questo giuramento, anche per coscienza personale, sì sarei pronta anche a dimettermi”.
“Spesso ho rivolto appello all’opposizione e in alcuni passaggi ho trovato ascolto. Il tavolo del confronto rimane sempre aperto”, ha detto ancora il premier.
“I cittadini dei 27 Paesi – dice Conte – non perdonerebbero un segnale che contraddica” quella che è stata una svolta “irreversibile delle politiche dell’ Ue”. Il premier sottolinea la necessita di “superare i veti ungheresi e polacco” sul Recovery plan. “Sosteniamo gli sforzi della presidenza tedesca per una soluzione rapida dello stallo”, aggiunge.
Sulla riforma del Mes “resta la responsabilità delle Camere sulla ratifica” del trattato. Ma “per cambiare l’Ue è decisiva ben altro percorso. L’Italia si farà promotrice di una proposta innovatrice per integrare il nuovo Mes nell’intera archietettura europea. Il modello a cui ispirarsi lo abbiamo già adottato, è il Next Geeneration Eu”. “Com’è noto la riforma del Mes conteneva il backstop che è obiettivo cardine per il nostro Paese. Grazie al contributo italiano l’Eurogruppo ha trovato un’intesa per introdurlo con due anni di anticipo”.
Aula quasi al completo a Montecitorio durante le comunicazioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Tutti i posti disponibili nell’emiciclo di Montecitorio, al netto di quelli necessariamente vuoti per garantire il distanziamento, sono occupati dai deputati. Vuote, invece, le tribune ed il transatlantico. Conte parla accanto ai ministri Gualtieri, Amendola, D’Incà e Speranza.
“La lotta al cambio climatico è priorità per l’Italia. E’ essenziale che gli obiettivi di Cop 26, che ospiteremo l’anno prossimo, siano accompagnati da incentivi economici per la transizione verde”, è un altro passaggio dell’interveno di Conte.
Il governo di Conte sempre più stretto da un lato dalle proteste degli ‘ortodossi’ dei Cinque Stelle, dall’altro dalle richieste dei rappresentanti di Italia Viva.
Lo scoglio del voto sulla riforma del Mes di a Palazzo Madama, sembra essere ormai superato, grazie a un’intesa su una risoluzione unitaria. Ma la tensione resta, con Iv sulle barricate contro la cabina di regia proposta da Conte. Matteo Renzi, intervenendo a un convegno su zoom organizzato da Eureca, l’ha detto apertamente: “Sulla task force Conte si fermerà, ma se si impunta il Parlamento è sovrano”. Come dire, escludendo il ricorso alle urne, di cui nessuno vuole sentir parlare, alla fine vale il detto celebre usato per i Papi, morto un governo se ne fa un altro. Sì, ma come? Già questa legislatura è nata all’insegna delle variabili più diverse e tutti e due esecutivi sono nati all’interno del Parlamento. Ora ci si chiede se ciò possa essere possibile per una terza volta. Sinora i due governi, del tutto diversi, hanno avuto però un elemento costante: la presenza dei Cinque Stelle, primo gruppo sia alla Camera che al Senato.